La Sedia

Il sud della Francia e il Mediterraneo hanno rappresentato per molti artisti un luogo d’attrazione ed elezione per personali ricerche legate al colore e alla luce. Lo stesso Van Gogh avverte, dopo la malinconica esperienza parigina, l’esigenza di spostarsi in Provenza, ad Arles, dove si reca nel febbraio 1888. La località, lontana dal mare e quindi scelta originale e non scontata, è all’altezza delle aspettative, venendo percepita dall’artista come luogo esotico, sorta di Oriente idealizzato e riferimento concreto soprattutto per le prime opere dipinte al sud, intrise di motivi giapponesi.Gli inizi non sono facili; non conoscendo nessuno che possa posare per lui, focalizza la sua attenzione sui paesaggi, compensando il bisogno arretrato di natura, accumulato negli anni trascorsi a Parigi. In maggio prende in affitto per quindici franchi al mese l’ala destra, con quattro stanze, di quella che diventerà famosa come la “Casa gialla” al numero 2 di place Lamartine (distrutta nel giugno 1944 durante i combattimenti per la liberazione della città).

Qui vuole dar vita al progetto di una comunità d’artisti (l’Atelier du midi) sulla scia di quella realizzata a Pont Aven da Gauguin, invitato ora ad Arles per una nuova esperienza che prevedeva la partecipazione anche di Bernard e Signac. Fino a che la casa non è arredata, Van Gogh dorme presso il Café de l’Alcazar e prende i pasti al caffè della stazione da Madame Ginoux.
Gli servono quasi sei mesi per socializzare con qualcuno e riuscire quindi a lavorare sul tema tanto amato del ritratto, un modo per dedicarsi tramite la sua arte alle persone e agli affetti che la vita gli aveva negato (da La Mousmè seduta al Ritratto di Joseph Roulin, dal Ritratto di Eugène Boch allo studio dello zuavo Milliet, sino a L’Arlesiana Madame Ginoux).

Van Gogh sceglie di prestare attenzione alla gente semplice e umile, volontà precisa dettata dal suo carattere solidale sin dagli esordi della carriera. Il bisogno di indagare il senso simbolico delle cose lo spinge a immedesimarsi spesso in ciò che dipinge, così i girasoli, tra cui spicca Vaso con dodici girasoli, sono immaginazione e identificazione in una natura “viva”, attesa ottimistica del fervore creativo, progetto in fieri della comunità ad Arles. Tutti i quadri realizzati nel periodo estivo sono infatti creati entusiasticamente con lo scopo di abbellire la “Casa gialla” (le cosiddette dècorations) e fornire materiale di discussione artistica all’arrivo di Gauguin.
Quello provenzale è un momento decisamente prolifico nella carriera dell’artista che lo vede impegnato nella realizzazione di circa duecento tele e un centinaio di disegni e acquerelli, ma è soprattutto la stagione più viva in cui nascono i capolavori più noti.
Settembre si rivela cruciale per più di un motivo: va infatti ad abitare nella “Casa gialla” e inizia uno studio intenso per la resa notturna nelle sue pitture, esegue infatti Caffè di notte, Place Lamartine, Arles, tela costruita sulle antitesi coloristiche e spaziali, dove i colori accesi stridono con il senso di solitudine che pervade l’ambiente, e successivamente Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles.

Vincent Van Gogh, La sedia di Van Gogh © The National Gallery, London. Bought, Courtauld Fund, 1924 – Vincent Van Gogh, La sedia di Gauguin, 1888, Amsterdam, Van Gogh Museum

In quest’opera esplora anche l’esterno, con la terrazza illuminata a giorno e in contrasto complementare con il blu notturno illuminato dalla presenza di stelle rese come punti luminosi. Lo stesso gioco tra chiari e scuri è alla base dei dipinti Casa gialla del settembre 1888 e La stanza di Vincent ad Arles, quest’ultimo risolto nel rapporto cromatico dei tre colori primari e dei complementari: il rosso e il verde, il giallo e il viola, il blu e l’arancione.
Il quadro rappresenta la dimensione privata del pittore, dove tutti gli oggetti rendono l’idea di un ambiente protetto, un ideale domestico che risponde ai suoi sogni di armonia, disattesi dall’arrivo di Gauguin.

Quest’ultimo raggiunge Van Gogh in ottobre e subito iniziano a lavorare nel confronto più stretto, ma i rapporti si deteriorano a causa di numerosi attriti e incomprensioni; l’utopia della comunità svanisce e la conseguenza di questa amara realtà trova sfogo in dicembre in due opere celeberrime: La sedia di Van Gogh e La sedia di Gauguin.
Le tele rappresentano simbolicamente i ritratti intimi di un legame cercato, ma spesso impossibile. Il vuoto che occupa le sedute, preludio del mancato dialogo, è riempito da alcuni oggetti emblematici.
La poltrona più pomposa di Gauguin, che esplicita l’invito accogliente che l’artista olandese avrebbe voluto riservargli, segna allo stesso tempo la presenza/assenza del pittore attraverso la candela ancora accesa.
La sedia in paglia di Van Gogh, già presente tra gli arredi della stanza da letto dipinta in precedenza, è invece umilmente offerta nella concretezza della sua materia e delle cose semplici di uso quotidiano: pipa e tabacco abusati dall’artista.
Gli oggetti attribuiti alla figura di Gauguin, oltre alla candela, sono alcuni libri, che rimandano alla speranza di poter creare qualcosa di nuovo con lui, tanto stimato e ritenuto culturalmente ambizioso, mentre i colori assumono significati profondi: il giallo e il viola per la sedia di Van Gogh, il rosso e il verde per quella di Gauguin. Sono gli stessi toni a contrasto usati da Vincent per i suoi quadri notturni, quasi a richiamare gli eterni opposti del giorno e della notte che qualificano le due diverse personalità dei pittori.

Si tratta degli ultimi baluardi di lucidità di Van Gogh che, avvertendo vicina la fuga dell’amico, compirà il folle gesto dell’automutilazione dell’orecchio sinistro, parabola discendente di una vicenda che lo vedrà abbandonare dopo poco tempo l’amata Arles, per il ricovero prima in ospedale e poi alla casa di cura a Saint Rémy de Provence.

Dove

Fondazione Magnani Rocca,
via Fondazione Magnani Rocca 4,
Mamiano di Traversetolo (Parma).

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