Luigi Magnani, uomo di grande cultura e di gusto raffinato, raccolse nell’arco della sua vita un grande numero di opere dal valore inestimabile, ma non volle mai definirsi un “collezionista”

“A differenza dei collezionisti, non frequento gli antiquari, non vado alle aste, non visito le mostre. Ho, sì, un mio museo immaginario formato dalle opere più amate e ammirate nel tempo, e di altre che per qualche fatalità hanno preso corpo e sostanza reale presso di me, senza tuttavia che io faccia tra le une e le altre grande differenza. Esse sono per me tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione; abitano la mia mente come la mia casa..”

Luigi Magnani
Luigi Magnani e la sua villa (fotografia del 1965 circa)

Sempre mosso dal desiderio di salvare e recuperare all’Italia capolavori minacciati da oscuri destini, Magnani aveva, con le opere d’arte di cui si circondava, un rapporto speciale. “È un rapporto d’amore, anzi di amante” confidava. “I quadri sono tutt’uno con la mia vita, con i miei studi, le mie letture. Prima che opere d’arte, sono per me oggetti d’amore. Non li lascio mai, ho stabilito un dialogo con loro, loro mi ‘parlano’ come esseri umani”.

Questo chiarisce anche il motivo per cui Magnani, uomo molto discreto e riservato, non consentisse a chiunque la visita alle opere esposte nella sua “Villa dei capolavori”: egli, infatti, respingeva platealmente i disprezzati curiosi che considerava persone non degne e rifiutava anche ogni forma di documentazione fotografica dei saloni della sua dimora. Accoglieva invece con entusiasmo chi ne sapeva apprezzare il valore e la bellezza; chi, come lui, sapeva “dialogare” con le opere stesse che venivano addirittura scelte e selezionate a seconda dell’ospite che aveva di fronte.

A pochi, quindi, era consentito ammirare le meraviglie che Magnani andava raccogliendo. Fra questi, i più noti studiosi d’arte della seconda metà del Novecento, che spesso gli facevano visita e contribuivano, con suggerimenti e confidenze, all’arricchimento della collezione, quali Argan, Berenson, Brandi, Longhi, ma anche letterati come Montale e Ungaretti, e  pittori come Morandi, Burri, Clerici, de Pisis, Guttuso, Manzù, Leoncillo e Savinio.

Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca. Interno della villa ai tempi di Magnani. Foto di Milton Gendel (1977)
Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca. Colazione nella loggia ai tempi di Magnani. Foto di Milton Gendel (1977)

Attraverso le opere in mostra pare riprendano vita gli incontri memorabili con queste figure di spicco del ‘900. Con Guttuso, incontrato per la prima volta a Roma, che fu spesso invitato a Mamiano a festeggiare il Capodanno; in occasione di ogni visita omaggiava Magnani con le sue opere e lasciava nel libro degli ospiti, oltre alla propria firma, il disegno di un pavone, specie che tutt’oggi popola il parco della sede della Fondazione.  Con Ungaretti, che dopo una passeggiata nel parco, lasciava una poesia per l’amico Luigi.

Particolarmente importante fu l’amicizia con il pittore Morandi, conosciuto nel 1940, col quale Magnani condivise un sentimento duraturo di forte amicizia.  Magnani lo ricorda come un uomo “dolcissimo, fin dal primo giorno ci fu tra noi un’intesa, un’amicizia che è durata fino alla sua morte. Mi piaceva molto la sua essenzialità, la sua semplicità, il suo rigore. Per questo ho amato tanto Cézanne attraverso di lui. Era così fermo nelle sue idee, e nello stesso tempo così umano.” Non stupisce quindi trovare nella collezione di Magnani anche le classiche Nature morte di Morandi, tra cui spiccano l’unica opera realizzata su commissione, gli Strumenti musicali, e l’Autoritratto del 1925.

Luigi Magnani con Giorgio Morandi foto di Ugo Mulas

È noto come Morandi, per Natale o per Pasqua, si presentasse ospite a Mamiano con una nuova tela, ricevendo in cambio prelibati prodotti delle fattorie di Magnani insieme ad antiche pagine miniate. Successivi acquisti che Magnani fece presso l’artista, alle aste e presso altri collezionisti portarono a un gruppo di cinquanta opere di completezza e livello assoluti, costituendo, ora, un vero “museo nel museo”. Quello con Morandi fu un legame in cui viene l’uomo prima dell’artista. Con lui scambiò una lunga corrispondenza e a lui dedicò un libro  Il mio Morandi in cui, nel 1982, scrisse  che “Un profondo sentimento di ammirazione e di affetto mi legò a lui sin dalla mia giovinezza. La sua benevolenza e la mia devozione favorirono un rapporto di sempre più viva familiarità e di amicizia che mi consentì di penetrare nel mondo della sua pittura, di conoscere i suoi gusti, i suoi umori e non meno le ultime qualità della sua grande anima”.

A Mamiano sono conservate poi opere importanti di Giacomo Manzù, testimonianza della lunga amicizia che Magnani intrattenne con l’artista dal 1942 fino alla propria morte, di Toti Scialoja, di cui la Fondazione conserva Natura morta con i limoni (1942), di Alberto Burri, presente con un Sacco del 1954 e una Combustione con dedica, e di Leoncillo, testimoniato in collezione da ceramiche invetriate degli anni Quaranta e Cinquanta. Non va dimenticato l’amico pittore ungherese László Vinkler, che dipinse lo splendido ritratto di Luigi Magnani, colto mentre legge, nell’intensità della sua malinconica fierezza di intellettuale.

L’ultima visitatrice della Villa dei Capolavori fu la principessa Margaret d’Inghilterra, sorella della Regina Elisabetta II che si recò a Mamiano nel 1984, alcune settimane prima della morte di Magnani. Tra loro non vi era un rapporto stretto, ma, venuta a conoscenza della collezione attraverso il fotografo Milton Gendel, la principessa ne fu entusiasta e  organizzò una visita all’interno della villa dove è ora esposta una fotografia che la ritrae mentre guarda l’opera di Filippo Lippi, Madonna con il bambino, opera appartenente alla collezione permanente.

Milton Gendel, Luigi Magnani con Margaret, sorella della regina d’Inghilterra, nella Villa dei Capolavori, 1984

I capolavori esposti, l’unicità degli arredi e degli spazi  testimoniano il gusto,  la raffinata cultura e la straordinaria eredità di Luigi Magnani, l’uomo che nella sua villa e nei suoi giardini ha visto passare l’élite culturale e aristocratica europea e che oggi, come allora, accoglie nella sua dimora chiunque condivida le sue passioni culturali, chiunque voglia scoprire, nella bellezza di un’opera, l’anima dell’artista che la ha realizzata ma anche dell’uomo che la ha raccolta e custodita, di Luigi Magnani, “l’ultimo romantico

Autore: Francesca Pecchini

Studio ‘Comunicazione e media contemporanei per le industrie creative’ presso l’Università di Parma.

“Sono appassionata d’arte, amo viaggiare, leggere ed essere immersa nella natura.”