Quello che rende il Parco Romantico unico nel panorama italiano è la stratificazione di tre secoli di arte del giardino in un solo luogo – un fenomeno raro anche a livello europeo. Nessun’altra istituzione in Italia riunisce una collezione d’arte di tale prestigio internazionale in un parco che armonizza tre diversi modelli di giardino – all’italiana, all’inglese e contemporaneo – creando un’esperienza estetica senza eguali. Alle opere d’Arte di Luigi Magnani custodite nella Villa fanno eco le “opere d’arte viventi” del Parco Romantico.

Il Parco Romantico che avvolge la Villa dei Capolavori è l’unico giardino storico italiano che conserva tre secoli di stili paesaggistici

Il Parco Romantico – un film di Mattia Giannattasio

Un restauro da record

Il grande giardino all’inglese è tornato al suo antico splendore grazie al più importante restauro paesaggistico dell’Emilia-Romagna, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). I numeri dell’intervento:

foto Mattia Giannattasio

Il giardino contemporaneo: unico in Emilia Romagna

L’elemento più audace del restauro è il Giardino Contemporaneo: il primo esempio in Emilia-Romagna di “New Perennial Movement” secondo i principi di Piet Oudolf, il designer dei giardini della High Line di New York e del museo Hauser & Wirth nel Somerset. Un nuovo modo di pensare il giardino: più libero, più vicino alla natura, più attento al tempo. Progettato, sì, ma senza imporre una forma fissa. Le protagoniste sono le piante perenni, che tornano ogni anno, e le graminacee, con la loro leggerezza. Ottocento metri quadrati con oltre 6.500 piante disposte “a matrice” per fioriture da marzo a novembre, creando una moderna “collezione botanica” che traduce in chiave vegetale la visione di Luigi Magnani.

Marianna Paulucci: la prima naturalista italiana rivive nel parco

Il parco conserva l’eredità rivoluzionaria di Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona in Paulucci – la prima donna italiana a imporsi nel consesso accademico esclusivamente maschile a livello Internazionale. La ricerca storica che ha preceduto il lavoro del restauro ha contribuito alla riscoperta del suo straordinario lavoro scientifico:

foto Mattia Giannattasio
foto Mattia Giannattasio
foto Mattia Giannattasio

Tre secoli di storia del giardino

Tanti giardini storici possono vantare una stratificazione storica, ma  passeggiando nei sentieri del Parco di Mamiano si ammira un’armonica convivenza dei momenti più alti dell’Arte del Paesaggio occidentale. Il parco conserva l’eredità del generale Filippo Paulucci delle Roncole, che nel 1819 creò il primo giardino formale, trasformato poi dalla visione romantica di suo figlio Alessandro e della moglie Marianna Panciatichi tra il 1850 e il 1860, e completato da Luigi Magnani negli anni ’60 del Novecento con un raffinato giardino all’italiana di ispirazione rinascimentale. Oggi il nuovo Giardino Contemporaneo arricchisce ulteriormente questa sintesi, proiettandola nel futuro.

Ospiti illustri e memoria culturale

Luigi Magnani con Gretel Lorenz, Konrad Lorenz, Lupino Meli Lupi di Soragna, 30 agosto 1975

Sotto questi alberi monumentali hanno passeggiato Giorgio Morandi, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Italo Calvino, Giacomo Manzù e la Principessa Margaret d’Inghilterra. Il parco conserva la memoria di questi incontri che hanno fatto di Mamiano un crocevia culturale cosmopolita, dove arte, letteratura e natura si fondevano in un dialogo creativo unico. Il maestoso cedro del libano alto 37 metri e la sequoia secolare che videro i loro incontri sono oggi alberi monumentali protetti, testimoni viventi di una stagione irripetibile della cultura europea.

Un laboratorio vivente di biodiversità

Il parco restaurato non è solo un museo all’aperto, ma un laboratorio vivente che ospita centinaia di specie vegetali e funziona come “stepping stone” nella rete ecologica provinciale. La fauna selvatica protetta include: pavoni, volpi, fagiani, lepri, scoiattoli, rospi, rane e numerose specie di picchi. Il nuovo biolago naturalistico con sistema di fitodepurazione rappresenta uno dei primi esempi italiani di gestione sostenibile dell’acqua in un parco storico.

Accessibilità

Il progetto ha incluso il recupero e la valorizzazione del sistema di percorsi, con interventi specifici nelle diverse aree del parco – dal giardino all’italiana al giardino contemporaneo, dal biolago alle zone boschive con alberi monumentali. In particolare, sono stati riaperti antichi sentieri e creati percorsi secondari anche all’interno del bosco, restituendo zone prima inaccessibili all’esperienza dei visitatori.
L’intero intervento mira dunque a una fruizione inclusiva e partecipata, con un’attenzione concreta alle esigenze di tutte le persone, comprese quelle con mobilità ridotta.

Innovazione e tradizione: un caso unico nel panorama museale italiano

Il restauro del Parco Romantico, uno dei più straordinari giardini storici d’Europa, è stato condotto secondo i rigidi criteri filologici della Carta di Firenze per i giardini storici, ma ha saputo integrare innovazioni contemporanee coerenti con lo spirito della collezione Magnani. È la dimostrazione che il rispetto della storia può convivere con la contemporaneità, seguendo l’esempio dello stesso Luigi Magnani che collezionava Goya accanto a Burri.

Un modello per il futuro del turismo culturale

Con questo restauro, la Fondazione Magnani-Rocca si posiziona tra le eccellenze del turismo culturale europeo, offrendo un’esperienza che va oltre la tradizionale visita museale. Il parco restaurato rappresenta un investimento nel futuro: un modello di come il patrimonio storico possa rinnovarsi senza tradire la propria identità, attirando appassionati di giardini storici, famiglie, studiosi e viaggiatori culturali da tutta Europa. Il nuovo assetto del parco invita anche a esperienze di benessere e socialità all’aria aperta, offrendo spazi ideali per famiglie e momenti di relax come picnic tra arte e natura.

“Restaurare un giardino storico è un gesto di cura, di ascolto, di memoria. È raccontare — con fiori, sentieri e alberi — la storia di una dimora e delle persone che l’hanno abitata, amata, trasformata.” Così racconta Elisa Marmiroli, agronoma paesaggista, che insieme all’architetto Alberto Bordi ha guidato il restauro del Parco Romantico della Villa dei Capolavori. Un progetto che unisce esperienza botanica, sensibilità estetica e un rispetto profondo per lo spirito dei luoghi. Un restauro che è anche un atto poetico. “Perché un giardino è, sempre, un luogo in cui il tempo si trasforma in bellezza”. “C’è una responsabilità profonda nella scelta delle piante: devono essere belle, certo, ma devono anche saper raccontare. Così, accanto ai fiori amati da Luigi Magnani — le ortensie —, fioriscono gli iris, prediletti da grandi artisti come Van Gogh.”

“Restaurare un parco storico significa anche restituire al tempo la sua voce più silenziosa. Camminare tra le sue geometrie, ascoltarne le stagioni, lasciarsi attraversare dalla sua memoria.” racconta Alberto Bordi, l’architetto che ha guidato il restauro del Parco Romantico della Villa dei Capolavori. Il progetto è realizzato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Un intervento che ha ridato forma e anima a uno spazio che oggi accoglie i visitatori come un grande respiro verde. “Percorrere questi sentieri”, continua Bordi, “è come varcare la soglia di un grande parco della campagna inglese: si entra, ci si siede, si osserva il dialogo muto tra la villa e gli alberi, e si è pervasi da una sensazione di benessere che pochi luoghi sanno donare.”

“Questo giardino conserva una stratificazione unica di tre secoli di arte del paesaggio europeo, dove ogni epoca ha lasciato la propria impronta attraverso personalità straordinarie. Marianna Panciatichi, una donna intelligentissima, capace e anche molto determinata, trasformò questo luogo in un vero e proprio orto botanico privato dedito allo scambio di sementi e di specie botaniche. Dopo di lei, Luigi Magnani con la sua sensibilità di grande collezionista ha arricchito questo patrimonio vivente con il suo raffinato giardino all’italiana. Per il restauro, trattandosi di un giardino storico di tale importanza umana e botanica, abbiamo seguito scrupolosamente le linee guida della Carta di Firenze, la carta italiana dei giardini storici, per garantire un intervento filologicamente corretto che onorasse questa straordinaria eredità di passione e sapienza dell’arte del paesaggio.” racconta Carlo Mambriani, storico dell’architettura e consulente storico del progetto.

Il restauro del Parco

Il progetto di restauro del Parco Romantico della Fondazione Magnani-Rocca è realizzato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’intervento, finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU e gestito dal Ministero della Cultura, rientra nella Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” e mira a valorizzare l’identità storica e paesaggistica di questo spazio unico.
Progetto architettonico: Alberto Bordi, Sauro Rossi, Marco Zarotti, architetti associati Progetto paesaggistico e agronomico: Dott. Elisa Marmiroli, Studio àrbora
Consulenza storica: Prof. Carlo Mambriani Intervento PNRR M1C3 – Investimento 2.3 “Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici” Restauro del Parco Romantico della Fondazione Magnani-Rocca CUP I68E22000050006

Informazioni pratiche  Il Parco Romantico è visitabile da metà marzo a metà dicembre dalle 10 alle 18, lunedì chiuso, chiuso anche di martedì in luglio e agosto. I percorsi sono accessibili e adatti a ogni età. Sono disponibili visite guidate specializzate e laboratori didattici. È inoltre possibile vivere il parco in autonomia, con momenti di relax, lettura o picnic nel verde.

Fondazione Magnani-Rocca, Via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma) Tel. 0521 848327 / 848148] – [email protected]  www.magnanirocca.it


Fondazione Magnani-Rocca

La Fondazione Magnani-Rocca è una delle più importanti istituzioni artistiche d’Europa.
La Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo ospita la collezione di Luigi Magnani – unica nel suo genere – con opere di Monet, Renoir, Cézanne, Goya, Tiziano, Dürer, de Chirico, Rubens, Van Dyck, Filippo Lippi, Carpaccio, Burri, de Pisis, Tiepolo, Canova e la più significativa raccolta di Giorgio Morandi. Immersa nella campagna di Parma, la Villa conserva il fascino sofisticato e senza tempo degli ospiti illustri che l’hanno frequentata, con i suoi arredi di epoca neoclassica e impero. La Villa sorge nel cuore di un parco storico recentemente restaurato grazie ai fondi del PNRR. Si tratta di un unicum mondiale per la sua eccezionale stratificazione: pochi luoghi in Europa possono vantare una testimonianza altrettanto completa dell’evoluzione dell’arte del giardino europeo. Nel parco coesistono armoniosamente tre visioni del paesaggio: il giardino formale ottocentesco voluto nel 1819 dal generale Filippo Paulucci delle Roncole, il parco all’inglese romantico realizzato da Marianna Panciatichi tra il 1850 e il 1860, e il giardino all’italiana progettato da Luigi Magnani negli anni ’60 del Novecento.
A completare questa sintesi viva di tre secoli di paesaggismo, un giardino contemporaneo ispirato al “New Perennial Movement”, che reinterpreta in chiave ecologica e sensibile il rapporto tra natura, estetica e cultura.

Carlo Mambriani
Storico dell’architettura, Carlo Mambriani è professore ordinario all’Università di Parma, dove ha diretto l’Unità di Architettura e ricoperto incarichi accademici di rilievo. È dottore di ricerca in Storia dell’architettura e membro del Collegio Docenti del Politecnico di Torino, Accademico delle Belle Arti di Parma e socio della Deputazione di Storia Patria. Le sue ricerche si concentrano sull’architettura e il paesaggio tra Seicento e Ottocento, con un focus sul contesto parmense e borbonico. Tra i suoi temi: i giardini storici, le residenze di caccia e le infrastrutture come strumenti di trasformazione del territorio. Autore di saggi e volumi specialistici, ha collaborato con istituzioni italiane e internazionali, promuovendo una visione integrata della valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale.

Studio Bordi Rossi Zarotti
Fondato nel 1996 dagli architetti Alberto Bordi, Sauro Rossi e Marco Zarotti, lo studio nasce dopo la formazione presso il Politecnico di Milano, lo IUAV di Venezia e l’esperienza nello studio dell’architetto Guido Canali.
Specializzato in restauro e rifunzionalizzazione di beni culturali, si è distinto per progetti come il restauro dell’Aranciaia Ducale di Colorno, il recupero dell’ex Monastero di San Paolo a Parma, il restauro del Duomo e del Battistero di Parma.
Lo studio ha curato anche l’intero restyling degli uffici Barilla a Pedrignano e collabora stabilmente con un team di tecnici e progettisti.
https://www.bordirossizarotti.it/

Elisa Marmiroli – Studio Arbora
Agronoma paesaggista con oltre vent’anni di esperienza, Elisa Marmiroli si occupa della progettazione, del restauro e della cura di parchi e giardini con particolare attenzione agli aspetti ecologici, botanici e gestionali. Il suo lavoro si fonda sui principi del giardino naturalistico e sullo sviluppo della biodiversità, integrando strategie di progettazione e cura sostenibili e orientate alla conservazione e alla valorizzazione della componente spontanea. La consolidata esperienza in arboricoltura le consente di intervenire con competenza nella cura e nella valorizzazione di alberi monumentali e del patrimonio arboreo storico. Attualmente è curatrice del parco aziendale Smeg e segue il restauro di diversi giardini storici di pregio nel territorio di Parma e provincia. Affianca all’attività professionale un costante impegno nella divulgazione, nella formazione come docente all’Accademia per Giardinieri d’Arte e nella scrittura di articoli e pubblicazioni sul mondo vegetale. https://www.studioarbora.it/