All’inizio degli anni ‘50 Munari collabora con la Pirelli per cui disegna diversi manifesti oggi entrati nella storia della pubblicità italiana.
Un manager della divisione Pigomma, che si occupa della produzione di oggetti in gomma piuma chiede a Munari “Cosa si può fare con la gommapiuma oltre i cuscini e i materassi?” Munari si fa dare un campione del materiale e scopre che gli ricorda al tatto un animale, leggero e soffice.
Ecco allora che nel 1952 progetta un giocattolo di gomma piuma che all’interno ha un’armatura costituita da un sottile filo di rame. In questo modo il giocattolo può assumere diverse posizioni, le gambe e la coda si possono flettere, e può anche stare in piedi da solo.
Non è una bambola, non è un oggetto passivo, ma uno strumento che si piega alla creatività e all’immaginazione del bambino. È fatto per essere toccato, manipolato, sperimentato.
La Scimmietta Zizì ha subito successo non solo tra bambini e genitori, ma anche nel mondo del design industriale. Ha un aspetto essenziale, fatto di forme semplici e linee pulite. La rivista Domus nel novembre dello stesso anno pubblica il progetto e scrive che con Munari il giocattolo “entra nel mondo della produzione in serie”.
È così che nel 1954, alla prima edizione del Compasso d’oro, la Scimmietta Zizì si aggiudica il premio e sale sul podio insieme ad altri progetti destinati a passare alla storia del design industriale come la macchina da scrivere “Lettera 22” della Olivetti.
Oggi la Scimmietta Zizì è uno dei simboli assoluti della creatività di Munari. Oggetto funzionale ma giocoso, espressione di un artista che è anche designer, nonché anticipazione di quello che con i Laboratori per bambini a partire dagli anni ‘70 diventerà il Metodo Munari.