Alla fine degli anni ‘20 Parigi è il centro pulsante dell’Arte mondiale, la culla delle avanguardie, e rifugio di molti italiani destinati a scrivere la grande Storia dell’Arte. Alberto Savinio, fratello di Giorgio de Chirico, torna a vivere a Parigi proprio in quegli anni per cercare successo con la pittura dopo aver sperimentato la letteratura e la musica.
A Parigi Savinio conosce il Surrealismo, nato da pochi anni, e fin da subito è molto combattuto: da un lato ne è sicuramente affascinato ma dall’altro è molto critico nei confronti di Breton e degli altri artisti che hanno sottoscritto il Manifesto. Nonostante tutto è proprio in questo periodo che comincia a dipingere la celebre serie delle “Metamorfosi” e dei “Monumenti ai giocattoli” in cui sperimenta la sua idea di pittura della memoria.
“Tombeau d’un roi maure” del 1929 è una meraviglia tra le meraviglie della mostra “Il Surrealismo e l’Italia”. In questo quadro, che proviene dalla collezione CUBO Unipol, Savinio riesce a toccare tasti nascosti e accende ricordi sepolti mettendo in scena un paesaggio immaginario che sembra letteralmente muoversi davanti agli occhi dell’osservatore.
Colori terrosi come l’ocra e il rosso si alternano a tinte squillanti come il verde smeraldo, l’azzurro cielo, il blu profondo. Le forme geometriche sono sfumate, creando un senso dinamico di fluidità che contrasta con la staticità degli elementi geometrici accatastati. Questa tecnica contribuisce a dare vita a un mondo immaginario che trascende la realtà, uno spettacolo indimenticabile per l’osservatore ed è la perfetta realizzazione di quella che Savinio definisce pittura della memoria.