L’opera “Pannello” di Leoncillo è un brandello di materia ribollente e granuloso che sembra provenire da un’altra dimensione, una terra quasi preistorica e cruda, rozza e grezza.

Uno sformato materico che è l’emblema della cifra stilistica dell’artista: quelle materie gestuali dall’aspetto primitivo, rese dalla potenza del gesto dell’autore che ne modifica la forma e l’essenza.

Quella che in apparenza sembra una roccia vulcanica in realtà è una terracotta smaltata con invetriature. Una finitura che serve quasi a nobilitarla, ad impreziosirla, rendendola un oggetto d’arte che rimane elegante pur nella sua forma contorta e scorticata. Degna quindi di entrare in un luogo simbolo di classicità sofisticata come la Villa dei Capolavori.

La selezione artistica di Luigi Magnani è da interpretare come un testamento visivo dell’anima amante dell’arte. Per questo Magnani ha permesso di entrare nella sua collezione solo a quegli artisti con cui ha avuto un rapporto ed una conoscenza (reale o attraverso le loro opere) e che in qualche modo hanno fatto breccia nella sua sensibilità.

Non fa eccezione Leoncillo, che Magnani conosce su probabile intervento dello storico dell’arte Roberto Longhi. Ecco allora che l’opera che può sembrare meno classica e più lontana dalla sensibilità romantica di Luigi Magnani è al contrario un pezzo rivelatore che ci aiuta a decifrare quel filo rosso, quell’intima omogeneità che rende unica la Collezione della Villa dei Capolavori.