A come Archeologia l'Alfabeto di Massimo Campigli

Massimo Campigli Volto di donna, 1947. Mosaico su pannello in cemento.
Massimo Campigli Volto di donna, 1947. Mosaico su pannello in cemento.

A scuola ci hanno insegnato che l’Archeologia è la scienza che studia la storia antica dell’uomo attraverso le tracce che ci ha lasciato in giro per il mondo. Quando pensi a un Archeologo pensi ad un tizio con il caschetto sepolto in una buca a spennellare un vaso o un osso umano.

In realtà la parola Archeologia viene dal greco ἀρχαῖος, “antico”, e λόγος, “discorso” o “studio” e inizialmente era utilizzata come sinonimo di storia, di ricerca di quello che è stato prima di noi. In questo senso Massimo Campigli è un archeologo, un’anima perdutamente innamorata dell’arcano richiamo dell’antico. L’antichità per Campigli non è un mondo polveroso e passato, è un tempo vivo e presente. Il primo amore antico di Campigli è sicuramente l’arte etrusca che egli scopre al Museo di Villa Giulia, poi arrivano l’antichità romana e i suoi ritratti, quella greca, quella egizia e copta. Sono questi riferimenti iconografici a fare delle donne di Campigli donne archetipiche ed eterne, donne stilizzate, antichi idoli, donne in posa con un sorriso ambiguo come quelle di un sarcofago etrusco, donne per sempre antiche perché fuori da ogni tempo.

testo di Federica Zancanaro