C’è un motivo se tutti i tagli di Lucio Fontana si chiamano “Concetto Spaziale Attesa”.

Il gesto del taglio per Lucio Fontana è come una meditazione. A differenza dei buchi, che erano meccanici, ripetitivi, i tagli dovevano essere perfetti e immediati. E quindi erano preceduti da una meditazione di molto tempo, da qui il titolo “Attesa”.

La tela ha registrato il tempo che c’è stato prima di fare il taglio, è un modo per inserire la quarta dimensione dentro all’opera d’arte.

Se ci sono più tagli il titolo diventa “Attese” e con il plurale Fontana inserisce nell’opera anche il ritmo per farci capire che è passato del tempo tra un taglio e l’altro.

Concetto spaziale, Attese, 1959, Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Concetto spaziale, Attese, 1961. Collezione Barilla di Arte Moderna, Parma

“Ho bisogno di molta concentrazione. Cioè non é che entro in studio, mi levo la giacca, e trac! Faccio tre o quattro tagli. No, a volte, la tela, la lascio lì appesa per delle settimane prima di essere sicuro di cosa ne farò, e solo quando mi sento sicuro, parto, ed è raro che sciupi una tela; devo proprio sentirmi in forma per fare queste cose”.

Lucio Fontana

Ti immaginavi che dietro ad un taglio ci fosse così tanto? Una visita guidata alla mostra della Magnani-Rocca ti fa scoprire perché Fontana è universalmente considerato un genio dell’Arte, come Tiziano e Monet, ed è tra gli artisti più quotati al mondo.

Ma soprattutto scoprirai perché non è vero che “Potevo farlo anche io

A cura di Matteo Martignoni