Leonardo Sciascia lo definiva “l’artista più misterioso, più decadente e più surreale dell’Italia post-unitaria”. Alberto Martini è un personaggio saturnino e introverso. È stato uno dei più importanti illustratori italiani di tutti i tempi oltre che pittore e incisore.
Nel suo immaginario ci sono le atmosfere del simbolismo, il romanticismo e la grande tradizione europea del disegno naturalistico. Ci sono Füssli, Böcklin, Beardsley, Blake e Durer.
E poi c’è la passione per il racconto gotico e in generale per la grande letteratura: Dante e Edgar Allan Poe sono due dei suoi autori prediletti. “La penna è il bisturi dell’arte del disegno, è uno strumento difficile come un violino.”
I suoi disegni sono meticolosi nei dettagli e intrisi di atmosfere cupe e visionarie, esplorano l’inconscio, creando immagini sospese tra sogno e incubo. Figure scheletriche, creature mostruose e paesaggi decadenti caratterizzano molte delle sue opere anticipando le tematiche del Surrealismo come il perturbante, la maschera, il doppio, l’incubo, la morte.
Negli anni ‘20 Martini si trova a Parigi dove entra in contatto con i primi fermenti di quello che poi diventerà ufficialmente il Surrealismo e sarà tra i primi, assieme ad Alberto Savinio, a portare in Italia questo spirito nuovo.
Nonostante queste vicinanze al movimento Martini non si legherà mai ad una corrente definita, rifiutando qualsiasi catalogazione. Tuttavia con la sua esplorazione dell’onirico e del grottesco è stato in grado di creare mondi paralleli, in cui la realtà si mescola con l’immaginario più oscuro.
Le sue opere, impregnate di simbolismo e misticismo, sono un invito a esplorare l’inconscio, il lato oscuro della ragione umana. Questo lo rende un artista fuori dal tempo e incredibilmente affascinante anche per il pubblico di oggi.