Intorno alla metà degli anni Sessanta Roy Lichtenstein produce una serie di dipinti chiamati “Brushstrokes”, pennellate.
L’idea proviene dal fumetto “The Painting” della raccolta “Strange Suspense Stories” pubblicata nell’Ottobre del 1964. Nel fumetto, una spessa pennellata era stata dipinta sul volto di un personaggio in un quadro per cancellarlo.

Lichtenstein rimase molto suggestionato da questa rappresentazione così “immobile” della traccia lasciata dal pennello, decise quindi di ritagliarla e renderla oggetto di studio. Da quel momento le pennellate diverranno uno dei temi più ricorrenti del suo percorso artistico.

Courtesy Archivio Ugo Mulas
La pennellata è molto lontana dalla delineazione e definizione grafica del fumetto, per questo la ricerca di Lichtenstein verte alla standardizzazione di tale forma. Per ottenere il disegno adotta quindi un metodo rigoroso e tecnico: dipinge su pellicole di acetato, che una volta fatte asciugare proietta su una tela in modo da poterle disegnare con la precisione che caratterizza le sue opere.
Le pennellate dovevano suggerire l’idea di una spontanea applicazione di colore, ancora “gocciolante” sulla tela. Presentano contorni spessi e netti, che annullano qualsiasi traccia di intervento umano nella pittura, togliendo plasticità al colore.
Il soggetto viene decontestualizzato e si eleva da semplice “stampa illustrata” ad “espressione astratta”, il risultato è una brillante operazione artistica. La pennellata, che solitamente è un tratto distintivo di un’artista, viene depersonalizzata e si fa parodia dell’Action Painting e dell’Espressionismo Astratto.
“La pennellata gioca un ruolo fondamentale nella Storia dell’Arte. La pennellata da sola significa già pittura e arte. Nel 1965 ho isolato le pennellate e negli anni ’80 ho usato pennellate a fumetti per rappresentare soggetti. Ho anche fatto sculture di Brushstrokes in bronzo e legno per renderle più palpabili.
La pennellata è solo un’idea di partenza e dipingerla la rende più concreta, ma quando lo fai attraverso una scultura di bronzo diventa reale e ha un peso. È una cosa assurda, contraddittoria e divertente.”
– ROY LICHTENSTEIN
Le pennellate “Brushstrokes” con il tempo diventeranno un elemento ricorrente e riconoscibile nel linguaggio visivo di Lichtenstein, quasi quanto i suoi celebri Ben Day Dots.
Autore Chiara Tamborrino
Studia Comunicazione e media contemporanei
per l’industria creativa presso l’Università di Parma.
È appassionata d’arte e fotografia
Nel coloratissimo catalogo della mostra “LICHTENSTEIN e la POP Art americana” sono riprodotte tutte le opere esposte alla Villa dei Capolavori tra le quali spiccano le celebri Brushstrokes.