Scheda critica dedicata al capolavoro di Monet conservato nella collezione permanente della Fondazione Magnani Rocca.

Lo straordinario paesaggio delle scogliere di Pourville appartiene a una serie di cinque opere, eseguite dall’artista tra il gennaio e il marzo del 1897. E’ dall’inizio degli Settanta che Monet si dedica allo studio delle variazioni di uno stesso motivo – il brano di realtà assunto dall’artista quale soggetto dell’opera – secondo il variare degli “effetti”. Che sono l’imprevedibile risultato dell’unione tra la luce, i colori, le ombre, l’atmosfera, tutto ciò che conferisce valore temporale al motivo. E rende il momento fissato dall’artista unico e diverso da tutti gli altri, precedenti e successivi.

Claude Monet Falaises à Pourville,soleil levant,1897, olio su tela cm 66 x 101
Claude Monet Falaises à Pourville,soleil levant,1897, olio su tela cm 66 x 101

Per questa ragione Monet aveva bisogno di studiare a lungo il motivo prescelto, come si apprende dalla sua corrispondenza fitta di riferimenti a pazienti osservazioni, ad attese febbrili della luce “giusta”, dell’incanto atmosferico presagito da non mancare a nessun costo. Con la consueta finezza Roberto Tassi ha chiarito come l’obiettivo al quale mirava l’inesausto operare di Monet, che poteva sembrare l’istantaneità, fosse invece «lo spessore del tempo» e che l’immagine dell’istante dipinta «era la somma di infiniti istanti, di sguardi profondissimi, di lunghe meditazioni». E se l’istantaneità era “il modo del tempo rappresentato nel periodo impressionista”, il procedere di Monet è già andato oltre, teso ad «avvicinarsi sempre più alla complicazione del reale», ad allargare il rapporto tra la pittura e il tempo.

Il paesaggio di Pourville, In Normandia, con la sua scogliera protesa a cingere un braccio di mare offre al pittore uno degli scorci preferiti, un motivo dal taglio asimmetrico, dai piani scanditi dalla successione degli elementi: terra, mare e cielo, sul quale si era soffermato a lungo già nel 1882 (si vedano, al proposito, le opere conservate a New York, Metropolitan M., Cleveland, Museum of Art; Chicago, Art Institute). E’ la chiara luce dell’aurora a fondere in un’unica, delicatissima intonazione le diverse componenti del dipinto, sulle quali trascorrono gli accordi dei toni caldi e freddi, che restituiscono con assoluta precisione il senso di attesa del giorno, mentre dal mare carezzato dai primi raggi del sole si levano i vapori che ammorbidiscono i rilievi della scogliera.

Conquista straordinaria della maturità dell’artista è proprio quel senso di fusione atmosferica, di armonia ineffabile della visione, che è al contempo constatazione oggettiva ed emozione. Incanto soggettivo dai contorni evanescenti come quelli di un oggetto riflesso nell’acqua, l’elemento più amato dal pittore «il cui aspetto muta ogni istante per come brandelli di cielo vi si riflettono conferendogli vita e movimento. Cogliere l’attimo fuggente, o almeno la sensazione che lascia è già sufficientemente difficile quando il gioco di luce e colore si concentra su un punto fisso […] ma l’acqua, essendo un soggetto così mobile e in continuo mutamento è un vero problema […]. Un uomo può dedicare un’intera vita a un’opera simile».