Ci vogliono due occhi e una bocca oppure posso usare un ovale e delle linee curve, a volte bastano semplicemente tre puntini neri. Da queste semplici riflessioni nasce una delle serie più straordinarie create da Bruno Munari, il ciclo “Presenza degli Antenati”. Un vero inno alla bellezza della “diversità” umana.

Il 27 ottobre 1970 Munari inaugura una mostra nel negozio Danese di Milano dove espone sei riproduzioni serigrafiche a colori sul tema del volto umano.

Nell’invito la presenta così: Quando mia nonna Luigia vedeva un bambino nuovo lo guardava ben bene e poi senza staccare lo sguardo gli diceva “Il naso è di tua mamma, gli occhi sono del papà ma lo sguardo è della zia Bernarda che sta a Verona e non viene mai a trovarmi, le orecchie sono di tuo nonno la bocca è di mia sorella Kim. Il bambino sorrideva e mia nonna continuava il sorriso è di uno zio che noi non avevamo mai visto ma che aveva lasciato il paese da anni e adesso lavora (dice lui) in Australia ma da tanto tempo non si sa più niente.”

Gli Antenati di Munari sono un manifesto della grande famiglia umana in cui ogni volto è un volto nuovo, diverso, eppure è anche riconducibile a quello precedente. È anche una celebrazione della fantasia capace di trasformare minimi dettagli visivi, come tre punti e una linea, in un segno che racconta qualcosa al nostro cervello e alla nostra memoria.