Massimo Campigli, Donne al bagno, 1953, olio su tela, 91,5 x 65 cm. Courtesy Galleria Tega
Massimo Campigli, Donne al bagno, 1953, olio su tela, 91,5 x 65 cm. Courtesy Galleria Tega

Da sempre tra i soggetti preferiti dagli artisti, la donna assume nell’opera di Massimo Campigli una valenza assoluta che la investe di una sacralità senza tempo.

Sposa, contadina, regina, gitana; seduta al pianoforte o intenta nell’esercizio delle attività quotidiane, sola o insieme alle compagne, a passeggio o ferma in attesa di un ritorno (o un arrivo?) che la porta a scrutare l’infinito. È questa la donna che abita, o per essere più precisi, domina le tele di Massimo Campigli: una figura onnipresente, ripetuta fino all’ossessione. Nell’opera di Campigli lo spazio è calcolato e predisposto per accogliere e contenere l’immagine della donna, che ne diviene così protagonista e al contempo unità di misura. Abbigliata spesso con cura e valorizzata da monili, la figura femminile è bloccata in una dimensione extraumana; abbandona i tratti tipici dell’essere vivente e diventa Idea che trascende il trascorrere del tempo, immobile, silenziosa e assoluta. In una parola la Donna: ancestrale custode del mistero della vita e della morte.