Giorgio de Chirico e l’”Enigma della partenza”

Giorgio de Chirico, Enigma della partenza (datato 1914 dall’artista) (Particolare)

Nonostante sia considerato uno dei più importanti pittori italiani, Giorgio De Chirico non nasce in Italia, bensì a Volo, in Tessaglia. La Grecia e il mondo classico avranno un ruolo fondamentale nell’immaginario dell’artista.

Il pittore studia al politecnico di Atene, all’accademia di belle arti di Firenze e all’accademia di belle arti di Monaco di Baviera. Dopodichè si trasferisce a Milano nel 1909 e a Parigi nel 1911 dove già viveva con suo fratello Alberto.

I due fratelli non avevano avuto una formazione scolastica tradizionale, sia per la loro vita per certi versi nomade e anche per l’ambiente cosmopolita in cui erano cresciuti: nati in Grecia da una famiglia nobile di lingua italiana. Proprio la vastità dei loro interessi li aveva predisposti a un percorso creativo e intellettuale del tutto autonomo e originale.

La visione metafisica del mondo fu concepita ed elaborata da Giorgio e Alberto De Chirico nel periodo più importante della loro collaborazione intellettuale e creativa, tra l’estate del 1909 e l’inizio di gennaio 1911, a Milano e Firenze. Il termine “ Metafisica” risale ad Aristotele e significa “oltre la fisica”, cioè oltre le cose visibili. Oggi il termine indica un movimento artistico nato e creato da Giorgio De Chirico e Carlo Carrà nel 1917 che vuole rappresentare ciò che va oltre l’apparenza fisica, l’essenza intima della realtà al di là dell’esperienza sensibile.

Secondo De Chirico, la Metafisica è l’arte che esprime l’essenza intima della realtà, una realtà che viene interpretata e non descritta anche quando sembra assumere forme naturalistiche. De Chirico inaugurò la pittura metafisica già nel 1909, anno in cui nacque il Futurismo. Mentre nel Futurismo viene esaltato il dinamismo e la velocità, nella metafisica invece tutto è immobile e il tempo sembra essersi fermato. Il Futurismo cerca di rinnovare il linguaggio visivo, la metafisica invece recupera la prospettiva.

Le scene enigmatiche delle opere di De Chirico stupiscono proprio per l’apparente semplicità di ciò che raffigurano: una realtà che somiglia a quella reale solo in apparenza. Ma una serie di elementi contraddistinguono il naturalismo: la luce è irreale e crea ombre insolitamente lunghe, il cielo ha sempre tinte innaturali. La prospettiva, che sembra definire uno spazio reale, è sempre deformata, così che lo spazio appare instabile. Le scene urbane, soggetto preferito delle opere metafisiche dell’artista , hanno un aspetto vuoto, sono prive di vita e molto silenziose. Al centro campeggia una statuta classica, elemento estraneo che aumenta l’aspetto metafisico dell’insieme.

Probabilmente De Chirico è stato influenzato dall’aspetto “ metafisico” delle rovine classiche osservate nell’infanzia trascorsa in grecia. Quei frammenti di architetture e di statute hanno perso ogni significato e diventano oggetti enigmatici. Giorgio De chirico però non era un pittore tradizionalista: apprezzava la filosofia di Nietzsche e l’idea che l’arte dovesse evocare un mondo non percepibile ai sensi.

Questa concezione è alla base del suo ciclo più importante, quello delle “piazze d’italia”, una serie iniziata nel 1910 e ripresa poi negli ultimi anni. In questi quadri sono presenti tutti gli elementi del linguaggio metafisico: dalla prospettiva esasperata ai portici con archi a tutto sesto, dalle statue classiche alle ombre lunghe, senza dimenticare l’atmosfera irreale e quel totale senso di solitudine.

Ufficialmente la pittura metafisica nasce a Ferrara dall’incontro di De Chirico con Carrà. De chirico considera Ferrara “ la più metafisica di tutte le città” per via delle grandi piazze con monumenti dalle lunghe ombre, per la perfetta simmetria geometrica, per la solitudine innaturale di vie e piazze sulle quali si affacciano nobili palazzi inutilizzati, come in una città morta, come se gli abitanti fossero misteriosamente scomparsi.

Il capolavoro di De Chirico, “ L’enigma della partenza” (datato 1914 dall’artista) è già un’opera pienamente metafisica, a cominciare dal titolo in cui ricorrono alcuni dei termini di maggior significato nella teoria dechirichiana: l’enigma, il mistero che la lettura  dei filosofi aveva insegnato a scorgere dietro le apparenze più consuete, e la partenza, il momento mitico per eccellenza, quello che trasforma l’uomo in eroe, in esploratore dell’ignoto.

In “ enigma della partenza “ sono presenti simboli Nietzschiani della vela e del mare, metafore delle avventure della mente e di un itinerario dello spirito  tra gli enigmi dell’esistenza, oltre che citazione del mare  greco. Non a caso gli ultimi “ biglietti della follia” di nietzsche inviati da Torino costituirono uno dei temi letterari preferiti da De Chirico e Savinio. I portici sulla sinistra sono un ricordo torinese, la scultura di un borghese di spalle ha preso il posto della figura del filosofo antico dei dipinti anticedenti, in un nuovo simbolo riconducibile alla figura paterna. In questo come in altri dipinti troviamo una tipica ciminiera della periferia parigina.

Nel dipinto confluiscono frammenti di ricordi bergsoniani: oltre alle presenze greche, torinesi, parigine e paterne, la cassa nell’angolo di sinistra fa riferimento ai tanti traslochi  e viaggi dell’artista. L’ombra generata da un personaggio che non vediamo accresce l’atmosfera di straniante inquietudine della scena, accentuata dal tormentato rapporto tra interno della casa sulla destra e l’esterno. Dal nero cupo dell’interno, si passa allo squarcio liberatorio della vela sul mare, dove la mente si libera in un viaggio.

Autore: Matilde Volpi

Studentessa di Comunicazione e Media contemporanei presso l’Università di Parma. Da sempre sono appassionata d’arte e tutto ciò che riguarda il mondo della comunicazione, mi piacerebbe continuare a lavorare nel mondo della cultura e della gestione di eventi.


Scopri tutti i contenuti della mostra “Amedeo Modigliani. Opere dal Musée de Grenoble”, i contenuti della Villa dei Capolavori e molto altro nell’Archivio storico.