Marino Marini, Ritratto di Marc Chagall, 1962, bronzo.

“Dopo bisogna entrare nello spirito del personaggio. Qui è la difficoltà di immaginare questa fisionomia nello spazio dell’umanità, cioè quello che rappresenta riguardo agli altri uomini, alle altre personalità umane; detto questo, è tutto fatto.” Giacomo Manzù

Negli anni ’60 la società sta cambiando, l’arte non è più sul piedistallo, sacra e inarrivabile, certo è ancora un’esclusiva di pochi, ma si sta preparando a diventare sempre più pop. Manzù e Marino proprio in quegli anni sono sulla cresta dell’onda e vivono un momento di grande fortuna e visibilità sono tante le celebrità che farebbe la fila per un loro ritratto, ma raggiungerli non è così facile se non sei il Papa o Igor Stravinskij.

In mostra alla Fondazione Magnani Rocca sono visibili alcuni dei ritratti più significativi di quegli anni Papa Giovanni XXIII, Igor Stravinskij, Marc Chagall, Jean Arp, Mies van der Rohe, John Huston, Kokoschka, il cardiochirurgo Barnard (celebre per aver effettuato il primo trapianto di cuore) e poi naturalmente le amatissime mogli Inge Manzù e Marina Marini. Ognuno ritratto è il risultato di un incontro straordinario e ci racconta una storia diversa, un frammento della vita dei due artisti e del loro contatto con grandi “stelle” del mondo dell’arte e della cultura.

Pescando tra questi volti la storia più controversa è sicuramente quella del ritratto di Chagall eseguito da Marino Marini. Lo scultore incontra Marc Chagall nel 1962, quando questi ha già settantasei anni. Per realizzare il ritratto Marino si reca proprio a casa di Chagall a Saint-Paul de Vence. Ma Chagall sorprendentemente non è affatto contento dell’opera finale, a suo dire rende troppo evidenti, in maniera quasi caricaturale, i tratti somatici e le radici ebraiche dell’artista. Chagall arriva addirittura a dissuadere Marino dal mostrare il ritratto in pubblico.

scritto da Matteo Martignoni

[white_box]Gli Arcani della scultura,l’Arte di Manzù/Marino raccontata in 22 figure
I destini di Manzù e Marino si intrecciano, si rincorrono, a volte viaggiano paralleli, altre volte si toccano e proseguono dritti per la loro strada. Lo studio creativo Kreativehouse utilizza l’antico simbolismo dei Tarocchi per rileggere, assieme allo staff della Fondazione, la storia della Scultura e le straordinarie vite di Giacomo Manzù e Marino Marini. Nasce così il progetto di storytelling gli Arcani della scultura, un percorso di 22 carte, 22 immagini, 22 storie mai raccontate prima. Gli Arcani della scultura è realizzato in occasione della mostra Manzù/Marino. Gli ultimi moderni alla Fondazione Magnani Rocca.[/white_box]