Parlare di Impressionismo significa riferirsi a una delle correnti dell’arte più note e apprezzate, le cui opere riescono ancora oggi a farci emozionare con i celeberrimi paesaggi, le scene di vita quotidiana, e quella spontaneità nuova delle pennellate. Eppure i pittori impressionisti non godettero sempre di questa generosa fama. Nel 1863 infatti, compare in pubblico per la prima volta un’opera che scandalizza la Francia: Le dejeuner sur l’herbe di Edouard Manet. Opera definita immorale, venne esposta al cosiddetto Salòn des Refusés di Parigi, ovvero uno spazio dedicato a tutti quegli artisti che si discostavano dalle Belle Arti accademiche.
Più di dieci anni dopo, Claude Monet esporrà la sua Impression, soleil levant, che gli varrà la critica di Louis Leroy, giornalista che con tono dispregiativo chiamerà questi artisti appunto Impressionisti, indicando l’apparente non compiutezza delle opere che realizzavano. E quella dell’impressione così divenne vera e propria bandiera del movimento, perché questi artisti non rappresentano la realtà come avevano fatto tutti gli artisti prima di loro, cercando di restituire un’immagine fedele e quasi fotografica di una scena, ma semplicemente restituendo all’occhio dell’osservatore ciò che l’occhio dell’artista vede sulla tela. Il momento della pittura si sposta dall’atelièr agli spazi aperti (en plein air), e le vedute dei loro paesaggi risultano sfocate e irregolari, proprio come fa l’occhio umano, nel soffermarsi un istante su di una scena, che non coglie con precisione tutti gli elementi di ciò che vede, nei singoli dettagli. L’arte impressionista insomma è spontaneità, si trattava di mostrare solo ciò che i pittori stessi vedevano e niente più, facendo arte per l’arte.

La Fondazione Magnani-Rocca ospita nelle sue sale le opere di alcuni dei più grandi impressionisti francesi, uno tra questi Claude Monet, ritenuto essere da molti fondatore del movimento.
In Falaises à Pourville, soleil levant, olio su tela del 1897, si può vedere il trionfo pittorico del colore e della luce nel momento unico dell’alba, in un tempo fermo e “altro”, mentre le scogliere si fondono con il cielo e con i primi tenui raggi del sole.

Una pittura più solida e incisiva identifica Pierre-Auguste Renoir, uno degli impressionisti più amati dalla borghesia parigina del suo tempo. Il pittore del divertimento e della joie de vivrenon slega mai il suo sentire interiore da quello che dipinge. Ciò si vede in opere come Paysage de Cagnes o Les poissons, eseguite nei primi anni del Novecento,in cui la natura fa da protagonista, le figure perdono ogni sembianza di contorno e i colori appaiono vivi e pulsanti.

Del tutto eccezionale è infine il grande nucleo di opere di Paul Cézanne, unico in Italia, acquisito da Luigi Magnani, che ammirava enormemente il maestro francese, e tutt’ora facente parte della collezione permanente della Fondazione Magnani-Rocca. Da sempre presentata come ponte tra l’epoca impressionista e ciò che verrà dopo, l’arte di Cézanne si spingerà ancora oltre quella rivoluzione fatta da Monet e Renoir, cercando l’identità strutturale delle immagini, la sicurezza del contorno e soprattutto la libertà del colore. Cézanne avverte il bisogno di dipingere il mondo naturale non come appare ai suoi sensi, bensì nella sua intima essenza.
Così la rivoluzione impressionista lascia campo sul palcoscenico artistico parigino a correnti nuove e d’avanguardia, anche molto differenti tra loro, dal primitivismo di Gauguin al puntinismo di Seurat.