I filmati ritrovati della Villa dei Capolavori

Una grande sorpresa attende il pubblico che visiterà la Fondazione Magnani-Rocca fra il 2 e il 10 giugno 2018, in concomitanza con la pubblicazione del nuovo volume dedicato a Luigi Magnani, la sua vicenda biografica e intellettuale, la sua raccolta d’arte, la sua dimora.

Recentemente sono state ritrovate nei solai della Villa sede della Fondazione Magnani-Rocca vecchie pellicole abbandonate da tanto tempo. Attraverso un procedimento di rigenerazione è stato possibile far rinascere dal passato immagini incredibili. Con grande stupore sono riemersi filmati con Luigi Magnani (gli unici conosciuti), poi i genitori Giuseppe ed Eugenia, i ricevimenti e gli ospiti della Villa, il parco come era un tempo. Un vero batticuore quando sono comparsi filmati di Giorgio Morandi in compagnia di Magnani a Mamiano e a Grizzana.

Attraverso i filmati ritrovati il pubblico avrà così la possibilità di incontrare virtualmente il signore della Villa e rivivere tempi irripetibili.


La Fondazione Magnani-Rocca è un punto fermo nel panorama dell’arte internazionale e una meta imprescindibile per chi non può fare a meno della bellezza “sempre viva” delle opere d’arte.

La collezione e la Villa col Parco Romantico sono inscindibili, come ha voluto Luigi Magnani, che ha coltivato e realizzato il sogno di un Pantheon dell’arte prima per il godimento della propria anima poi per tutti, per sempre. Attraversando, stanza dopo stanza, la “casa della vita” di Magnani, diventiamo partecipi del suo progetto; alla fine ci accorgiamo di trovarci in un museo vivo, non un mausoleo, non un assembramento esanime di oggetti; una casa-museo in cui quadri dei grandi maestri del passato, degni dei più importanti musei del mondo, accanto a sceltissimi arredi Impero, raccontano di sé e della vita di chi li ha raccolti e custoditi, in dialettica formale con alcune delle opere simbolo dell’età contemporanea.

I Capolavori di Luigi Magnani

Non hanno bisogno di presentazione le opere della Fondazione costituita da Luigi Magnani; si tratta di capolavori di celeberrimi maestri antichi e contemporanei, testimoni della grande storia d’Europa.
Un dipinto da solo varrebbe il viaggio alla Villa di Mamiano: è il grande quadro di Francisco Goya La famiglia dell’infante don Luis (1783-1784), uno dei ritratti di corte più affascinanti di tutta la storia della pittura. Eccezionali sono anche le tre Madonne col Bambino di Filippo Lippi, Albrecht Dürer, Domenico Beccafumi, dipinte a cinquant’anni l’una dall’altra; altre opere imperdibili sono il Carpaccio, il Ghirlandaio, il Rubens, il Van Dyck, i Tiepolo, il Füssli, ma unici sono Stimmate di San Francesco di Gentile da Fabriano, opera rarissima, e l’indimenticabile Sacra conversazione di Tiziano (1513) col predominio della costruzione cromatica, tipicamente veneta, rispetto ai valori disegnativi. L’eccellenza dei capolavori pittorici si traduce in scultura con Tersicore di Antonio Canova, con due figure femminili di Lorenzo Bartolini e coi più recenti Leoncillo e Manzù.

Il nucleo contemporaneo è dominato dalle cinquanta opere di Giorgio Morandi, riunite durante la vita del pittore all’interno di un rapporto di stima e di amicizia con Magnani, che illustrano, al massimo livello qualitativo, tutta l’attività del grande artista bolognese. Altro pittore emiliano presente nella collezione è Filippo de Pisis, con un gruppo di dipinti della maturità, intensi e drammatici. Tra le altre opere di artisti italiani una Danseuse futurista di Gino Severini, una piazza metafisica di Giorgio de Chirico e alcuni lavori di Renato Guttuso. Importantissimo anche il Sacco di Alberto Burri del 1954, che Magnani considerava il proprio baluardo avanguardistico. Fra i non italiani, Cézanne è rappresentato da un olio con Bagnanti e da cinque acquarelli contraddistinti da un’incredibile trasparenza dei colori; splendide poi sono le opere di Renoir, Matisse, de Staël, Fautrier, Hartung, oltre a un incantevole Monet raffigurante un paesaggio marino della Normandia, emblematico della sperimentazione degli impressionisti sulle infinite variazioni dei colori sottoposti ai mutamenti della luce. Capolavori che continuano a suscitare emozioni profonde, altissima espressione dell’intimo e commosso stupore dell’uomo di fronte al segreto della bellezza.

Della capacità dell’arte di conchiudere significati assoluti Magnani era convinto, come pure del suo afflato metafisico; per questo, dopo un lungo soggiorno romano dedicato all’insegnamento, si era ritirato nella sua Villa di Mamiano di Traversetolo, in quiete operosissima, fra non molti amici e le amate opere d’arte, tutte scelte con lenta e infallibile cura. Resta fra esse, come fu per Magnani e come ora per noi tutti, la gioia silenziosa del vedere e del capire, del posare lo sguardo, così spesso affaticato da inezie quotidiane, su questi sublimi frammenti della vicenda umana, raccolti fino alla morte, avvenuta nel 1984 a settantotto anni.

Dalla Casa di Luigi Magnani alla Fondazione Magnani-Rocca

Il percorso della Fondazione, ora presieduta da Giancarlo Forestieri, era stato avviato con l’istituzione da parte di Magnani nel 1977, nell’esplicito disegno di destinare i suoi tesori d’arte al godimento di tutti, nel ricordo dei propri genitori; proseguì nel 1978 con il riconoscimento da parte dello Stato italiano e con l’apertura al pubblico della Villa divenuta sede museale nell’aprile 1990; venivano così definitivamente svelate le opere di una raccolta quasi leggendaria appartenuta a una delle più eclettiche personalità culturali del XX secolo: Magnani fu infatti scrittore, saggista, storico dell’arte, compositore, critico musicale e, con le sue ricerche e i suoi scritti su Beethoven, Proust, Stendhal, Morandi, seppe, come pochi, ricongiungere le ragioni del sentimento e quelle dell’intelletto.
Nonostante i cambiamenti avvenuti nella trasformazione museale, quella che fu la “Corte di Mamiano”, conserva ancora il ricordo del raffinato studioso e collezionista che “amava spostare le opere per creare dialoghi inediti tra artisti e forme, luce e materia, spazio e idee”.

Il nuovo volume sulla Villa dei Capolavori

A quarant’anni dall’istituzione e dal riconoscimento della Fondazione viene pubblicato il volume “Fondazione Magnani-Rocca. La Villa dei Capolavori” (Silvana Editoriale), a cura di Stefano Roffi direttore scientifico della Fondazione stessa. Molte delle schede delle opere sono quelle elaborate dal giovanissimo Vittorio Sgarbi per Magnani nel 1984, altre derivano dall’edizione del catalogo generale del 2001; nel nuovo volume numerosi sono gli aggiornamenti per novità di studi, in particolare per il grande dipinto di Goya La famiglia dell’infante don Luis, e le aggiunte di schede di nuove opere, dallo stesso Goya a Matisse fino a Manzù.

Finalmente la collezione di Luigi Magnani viene così presentata nella sua interezza. A dipinti, sculture e lavori grafici si uniscono arredi e oggetti, prevalentemente di gusto Impero, che Magnani volle come contesto ideale della propria raccolta. I testi introduttivi di storici dell’arte – quali Lucia Fornari Schianchi, Andrea Emiliani e lo stesso Vittorio Sgarbi – che hanno conosciuto e frequentato Magnani, possono evocarne la figura non solo attraverso le opere che ha raccolto ma anche attraverso ricordi di brani di vita; a questi contributi si affianca quello di Stefano Roffi che ragiona sulla ricerca e sul lascito del Fondatore. Insieme agli interventi di Carlo Mambriani sulla storia della dimora e del giardino, e di Mauro Carrera sulla preziosa biblioteca di Magnani, al racconto biografico, frutto di accurati studi d’archivio, e a un ricco apparato iconografico, si viene così a realizzare un vero e proprio “libro” della Fondazione Magnani-Rocca, che intende principalmente e doverosamente rendere onore alla grande impresa culturale e filantropica di Luigi Magnani.
Fondazione Cariparma e Crédit Agricole Cariparma sono gli storici partner istituzionali di un cammino di condivisione del valore della grande arte come riferimento etico per la collettività, che trova in questo volume il più significativo traguardo.