Nel 1793 Füssli dipinse lo spettro del padre di Amleto. Ma non è il solo personaggio soprannaturale. Ci sono le arpie di Leonor Fini, le metamorfosi di Alberto Savinio, gli ectoplasmi di Yves Tanguy e altre creature fantastiche.
I mostri da sempre sono stati utilizzati per interpretare fenomeni naturali o sociali. Sono serviti all’uomo per spiegare l’inspiegabile, incarnare paure o superstizioni.
Nel Medioevo esisteva persino una “scienza” la Teratologia, che si occupava di catalogare e studiare le anomalie della natura per cercare di comprenderle dando origine ai bestiari, enciclopedie delle stranezze e delle mostruosità.
Attraverso lo studio dei mostri, le diverse culture hanno sempre cercato di dare senso all’irrazionale, trasformando il terrore dell’ignoto in un’opportunità per esplorare la condizione umana.
Ogni epoca ha generato i propri mostri. In età vittoriana ad esempio la paura del sesso ha creato i vampiri, affascinanti e seduttori. Lo spettro della guerra fredda nel dopoguerra ha creato gli “omini grigi”, i dischi volanti e le “invasioni degli ultracorpi”. Mentre la paura del consumismo sfrenato degli anni ‘60, con la sua omologazione, ha creato il terrore degli zombie.
Il Surrealismo ha sempre amato i mostri. Per gli artisti surrealisti, mostri, fantasmi e altre creature misteriose non sono un modo di spiegare il mondo, anzi, sono l’espressione più pura di un universo inaccessibile. I mostri come i sogni sono una delle porte di accesso all’inconscio. Per quanto spaventosi e inquietanti possono riflettere conflitti interiori o desideri inconfessabili, rendendo visibile ciò che normalmente rimane nascosto.