L’ABC del fumetto

Oggi c’è chi lo considera la Nona arte e nelle librerie spopolano le graphic novel, ma fino a pochi anni fa i fumetti erano considerati solo “giornaletti”. Un mini glossario di curiosità sul mondo Pop del fumetto.

Look Mickey, 1961, oil on canvas, overall: 121.9 x 175.3 cm (48 x 69 in.), National Gallery of Art

Mickey Mouse – Topolino (che si sarebbe chiamato Mortimer se la moglie di Walt Disney non gli avesse fatto notare il suono lugubre della parola) è uno dei più famosi personaggi dei fumetti  di tutti i tempi. Compare per la prima volta il 18 novembre 1928 nel cortometraggio musicale in bianco e nero “Steamboat Willie”.

TIME Magazine ha definito le orecchie di Topolino “una delle più grandi icone del 20simo e del 21esimo secolo”. Non stupisce che oggi quelle orecchie abbiano un posto nella Walk of Fame di Hollywood e che esista un foto di Topolino con quasi tutti i Presidenti degli Stati Uniti.
Topolino è anche il protagonista del primo quadro Pop di Roy Lichtenstein ispirato al mondo dei fumetti “Hey Mickey!” (1961). Più tardi, all’inizio degli anni ‘80 anche Andy Warhol dedicherà a Topolino un posto nella sua celebre serie di Myths.


A come Arazzo di Bayeux

Qualcuno lo chiama “protofumetto”, antenato dei moderni racconti illustrati, è il cosiddetto Arazzo di Bayeux (noto anche come Arazzo della Regina Matilda) dal nome della cittadina francese dov’è conservato. Non si tratta di un vero arazzo, ma tela di lino di quasi 69 metri finemente ricamata con lane di otto colori diversi da un autore anonimo nel XIesimo secolo, molto simile ad una gigantesca striscia a fumetti.

L’Arazzo di Bayeux racconta la storia della conquista dell’Inghilterra da parte dei Normanni. E’ composto da circa 60 scene e vi compaiono 626 personaggi umani di ogni ruolo ed estrazione sociale tra cui Guglielmo il conquistatore, 202 fra cavalli e muli, 55 cani, 505 animali delle più diverse specie, 37 costruzioni, 41 navi e 49 alberi, persino la cometa di Halley, per un totale di 1115 differenti figure.


Saint Anne and Angel (detail) – Bernhard Strigel (1506/1507)

Bdi balloon

Il Balloon – è una parola inglese che significa “palloncino” ed indica la figura nella quale vengono scritte le parole ed i pensieri dei personaggi. E’ il termine equivalente alla parola italiana “Fumetto”. A seconda della sua forma o del suo tratto il balloon sta a significare un semplice dialogo, una frase urlata, un sussurro o un’idea.

Il primo balloon nella storia del fumetto compare nella striscia comica The Katzenjammer Kids, conosciuto in Italia come Bibì e Bibò. Gli antenati dei balloon sono i cartigli che uscivano dalla bocca dei personaggi nelle miniature medievali delle Biblia pauperum.


Roy Lichtenstein in posa con una sua scultura, 1977.
Foto di Aurelio Amendola

D come Delinquenti

Quando la Pop Art inglese arrivò negli Stati Uniti Max Kozloff, un critico di New York, disse: “Le gallerie sono invase dallo stile stupido e spregevole tipico delle gomme da masticare, che piace a ragazzine e delinquenti”.

Furono gli artisti Pop come Lichtenstein e Warhol ad intuire la potenza evocativa di un linguaggio di rottura come quello del fumetto perché tipico della società di massa trasformando vignette e personaggi in vere opere d’arte.


Flash Gordon

Negli anni ‘30 il fumetto vive un momento di grande successo, nascono veri e propri filoni letterari, i generi. Al comico si aggiungono il fumetto fantascientifico di Buck Rogers e Flash Gordon quello esotico avventuroso, western, di guerra e romantico.

Nel giugno del 1938 nasce anche il primo supereroe: è Superman, firmato da Jerry Siegel e Joe Shuster, sarà solo il primo di una fortunata famiglia di personaggi dai superpoteri che faranno la storia del fumetto.

Il quadro di Roy Lichtenstein, This must be the place! (1965), presente in mostra, è tratto da una vignetta del fumetto di fantascienza “Flash Gordon”.]


V iiip

“Brrr!” dice Paperino quando ha i brividi per il freddo “D’oh!” esclama Homer Simpson quando non capisce qualcosa “Ka-boom!” sta scritto vicino ad una potente esplosione provocata da una bomba.

Il linguaggio del fumetto ha molto in comune con il linguaggio del cinema (inquadrature, movimenti), ma rimane un mezzo muto. Compensa questa mancanza di effetti sonori con le “onomatopee”, parole la cui pronuncia assomiglia al suono che si intende riprodurre. Solo i suoni importanti per la storia vengono rappresentati. Quelli comuni, della vita di tutti i giorni vengono invece lasciati all’immaginazione del lettore.

Sembra strano ma anche le onomatopee si traducono. In genere sono parole che provengono da verbi inglesi, lingua che possiede molti verbi onomatopeici come “crash” (schiantarsi), “ring” (suonare), “bang” (esplodere). Tuttavia, molte onomatopee cambiano in base alla cultura. Per esempio: all’onomatopea italiana “toc toc” corrisponde l’inglese “knock knock”, al “bau bau” italiano, il tedesco “wau wau”Il famoso fumettista Jacovitti era celebre per le sue originalissime onomatopee made in Italy, come “SPÙ” per lo sputo.

Molte delle prime opere di Lichtenstein contengono onomatopee ispirate al mondo dei fumetti. Nella tela “Viiip!” del 1964 è raffigurata una piccola esplosione, come se un proiettile o un missile venisse sparato alla sinistra della scena.


Roy Lichtenstein, New York, 1964. Fotografia di Ugo Mulas

L ichtenstein

Contrariamente a quanto si possa pensare, le opere di Roy Lichtenstein non sono fumetti.

Come per il cinema o la letteratura, il fumetto non è un genere, ma un linguaggio e anche per il fumetto esistono decine di generi. Come spiega Scott McCloud nel suo celebre saggio Understainding Comics, perché si possa essere certi di trovarsi davanti a un fumetto

Roy Lichtenstein, New York, 1964. Fotografia di Ugo Mulas
Roy Lichtenstein, New-York, 1964.  Fotografia di Ugo Mulas

non basta la tecnica, non è sufficiente un racconto per vignette, ma è necessaria una riproduzione in più esemplari e una diffusione al pubblico. Ecco spiegato perché un quadro di Lichtenstein, pur utilizzando il linguaggio di fumetto, non può essere chiamato fumetto.


Yellow Kid

Y ellow Kid

Gli studiosi di fumetto sono concordi, Yellow Kid, è il primo fumetto della storia.

Il protagonista della vignetta comica è un ragazzino calvo che commenta gli avvenimenti di quartiere della settimana. Il “monello giallo” compare  il 5 maggio del 1895 sul supplemento della domenica del quotidiano americano New York Journal. Per disegnarlo l’autore, Richard Felton Outcault si ispira ai primi fotoreportage della storia che ritraevano proprio i bambini poveri dei bassifondi americani. Le caratteristiche del fumetto ci sono tutte: riproduzione in serie, una tavola con una gabbia suddivisa in vignette in ordine cronologico (separate da spazi bianchi), l’uso delle nuvolette per il discorso parlato.

Cryng Girl, Viiip!, Sweet Dreams Baby, This Must be the place sono solo alcuni dei capolavori Pop che colorano le sale della mostra “LICHTENSTEIN e la POP Art americana” alla Fondazione Magnani-Rocca

Nicole Baumann
studia Beni artistici e dello spettacolo presso l’Università di Parma. E’ una grande appassionata di arte, fotografia e cinema.