LOVE, Robert Indiana
È una delle opere di arte contemporanea più conosciute al mondo, un messaggio semplice e potente composto da quattro lettere maiuscole. La scritta Love è stata riprodotta centinaia di volte, trasformata in scultura, poster, spilla, cartolina. Il suo autore, Robert Indiana è uno dei personaggi più significativi della Pop art americana.
È il 1964 quando il MOMA di New York chiede a Robert Indiana di creare una cartolina natalizia per il bookshop del museo. Indiana prende ispirazione da un lavoro di qualche anno prima, un’insegna realizzata per una parrocchia appartenente alla Christian Science. La scritta originale, come in tutte le chiese evangeliche, recitava “God is Love”. Indiana aveva deciso di ribaltare il motto trasformandolo in “Love is God” e sacralizzando il concetto di amore.
Per la cartolina del Moma Indiana mantiene solo la scritta LOVE, rossa e in forma quadrata mettendo la lettera “O” in obliquo. In questo modo la lettera O si collega in diagonale con la V creando un senso di asimmetricità che, secondo alcuni critici, richiama l’instabilità dell’amore.
“Stavo cercando di ridurre la parola alla sua essenza. Nel modo più significativo e riconoscibile. La O inclinata non è una mia invenzione. E’ stata usata spesso nel tempo, in diversi luoghi, diverse volte. E’ un gioco tipografico. Mi sembrava semplicemente che potesse rendere la parola più dinamica”.
Robert Indiana
I colori originali del LOVE iniziale sono il verde, il rosso e il blu, un omaggio alle origini dell’artista:
“Sono stato incoraggiato da mio padre. Non aveva inclinazioni artistiche, ma ha giocato un ruolo importante nella mia vita. Lavorava per la Phillips 66, la compagnia di carburanti. [I colori di LOVE] vengono da un’insegna della Phillips 66 di Indianapoli. Era bellissima. Era bellissimo stare in macchina e guardare quell’insegna verde e rossa contro il cielo blu dell’Indiana”.
Il successo mondiale di LOVE
La cartolina LOVE diventa in poco tempo uno dei gadget più venduti dal museo e diventa anche una serie di otto tavole esposte alla Stable Gallery. Nel 1973 è già così famosa che viene riprodotta su 330 milioni di francobolli da 8 centesimi dello U.S. Postal Service. Ma il suo successo è legato anche al diffondersi in quegli anni della controcultura Hippie che fa dell’amore una bandiera generazionale.
Nel corso degli anni la scritta è stata anche stravolta e cannibalizzata da altri prodotti della cultura di massa come le copertine dei dischi: è citata infatti dagli Oasis sul singolo “Little by Little”, sull’album Renegades dei Rage Against the Machine e da Cesare Cremonini con “Il primo bacio sulla Luna”.
Il LOVE più conosciuto rimane sicuramente quello sotto forma di scultura, esposto anche alla Fondazione Magnani-Rocca. La prima versione tridimensionale di LOVE è del 1970 mentre quella più famosa in assoluto è del 1976, voluta dalla città di Filadelfia in occasione del bicentenario della nascita degli Stati Uniti. Posizionata nel parco dedicato a J.F Kennedy e che oggi è conosciuto proprio come Love Park è uno dei simboli più importanti della città.
Eat, Die, Love, Air
Robert Indiana sperimenta l’utilizzo di parole e numeri fin dagli inizi della sua carriera artistica, ma arriva ad identificare quattro parole essenziali su cui si concentrerà la sua ricerca, identificandole come una specie di “quadrante della condizione umana”: EAT, DIE, LOVE, AIR.
Indiana sceglie segni che sono universalmente riconosciuti per far si che la sua arte sia immediata, di impatto, alla portata di tutti, ma vi inserisce un significato profondo, esistenziale, che ha a che fare con le azioni alla base della vita umana come l’amore, il peccato, il perdono, la morte.
La “maledizione” di LOVE
Il successo planetario di LOVE è in parte dovuto a una clamorosa svista del suo autore. Quando Robert Indiana disegnò per la prima volta le quattro lettere che lo renderanno famoso nel mondo si dimenticò di registrarle così come vuole la legge americana sul diritto d’autore. Di conseguenza tantissime versioni (anche non autorizzate) dell’opera si sparsero per il mondo, contribuendo ad aumentarne la fama ma facendo sì che l’artista venisse in un qualche modo dimenticato. Indiana iniziò così una campagna nella quale si faceva fotografare davanti alle sue opere, per ricordare al pubblico chi fosse il vero artista dietro LOVE.
“Tutti conoscono la scritta LOVE, ma non hanno la minima idea di come sono fatto. Sono praticamente anonimo”
A causa di questa esclusione e stanco di New York, Indiana si ritirò nel Maine e visse per molti anni un rapporto di amore/odio nei confronti della sua opera.
“LOVE mi ha morso, è stata una meravigliosa idea, ma anche un terribile errore. E’ diventato troppo popolare. E ci sono persone che non amano la popolarità. E’ molto meglio essere esclusivi e lontani. Vedi, è per questo che sto su un’isola al largo delle coste del Maine.”
Il LOVE di Robert Indiana, le pin-up di Mel Ramos, i Flowers e la Marilyn di Warhol sono solo alcune delle opere straordinarie che colorano le sale della mostra “LICHTENSTEIN e la POP Art americana” alla Villa dei Capolavori.
Marta Baruffini
Studia Civiltà e Lingue Straniere e Moderne all’Università di Parma con un focus particolare sull’Arte e Comunicazione. E’ una grande appassionata di fumetti, board games, videogames e di Medioevo.