C’è un piccolo quaderno con le firme dei più grandi personaggi del Novecento.
Tra le pagine del libro degli ospiti della Villa dei Capolavori è custodita la storia di incontri straordinari, come Giuseppe Ungaretti, Giorgio Morandi, Margaret d’Inghilterra.

Venivano da tutta Europa nella casa di Luigi Magnani per vedere la sua collezione di opere d’arte di ogni tempo. Nel libro degli ospiti c’è un pavone disegnato a biro da Eugenio Montale e una colomba stilizzata lasciata da Renato Guttuso. E ancora grandi storici dell’arte, letterati e pittori, ma anche scienziati.

A pochi fortunati era concesso il privilegio di immergersi nelle meraviglie che Magnani custodiva gelosamente. La sua collezione privata non era solo una raccolta di opere d’arte, ma una finestra sul suo mondo interiore, uno spazio dove la bellezza e l’intelletto si incontravano in perfetta armonia. Anche figure di spicco del panorama scientifico, come l’etologo Konrad Lorenz, trovavano ispirazione in quella straordinaria raccolta. Tra i tanti ospiti illustri che varcarono la soglia della dimora di Magnani, Margaret d’Inghilterra spicca come una delle personalità più celebri.

Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca. Interno della villa ai tempi di Magnani. Foto di Milton Gendel (1977)
Traversetolo, Fondazione Magnani Rocca. Colazione nella loggia ai tempi di Magnani. Foto di Milton Gendel (1977)

Luigi Magnani: l’Uomo Dietro la Collezione

Luigi Magnani, uomo di grande cultura e gusto raffinato, raccolse nell’arco della sua vita un numero impressionante di opere di inestimabile valore. Tuttavia, rifiutò sempre di essere definito un “collezionista”.

“A differenza dei collezionisti, non frequento gli antiquari, non vado alle aste, non visito le mostre. Ho, sì, un mio museo immaginario formato dalle opere più amate e ammirate nel tempo, e di altre che per qualche fatalità hanno preso corpo e sostanza reale presso di me, senza tuttavia che io faccia tra le une e le altre grande differenza. Esse sono per me tutte oggetto di uguale amore e degne della più devota contemplazione; abitano la mia mente come la mia casa.”

Questa profonda connessione con l’arte spiega il suo atteggiamento riservato: Magnani non apriva la villa a chiunque. Disprezzava i curiosi superficiali e rifiutava categoricamente la documentazione fotografica dei saloni della sua dimora. Tuttavia, accoglieva con entusiasmo coloro che condividevano il suo amore per l’arte, instaurando con molti ospiti un vero e proprio “dialogo” attraverso le opere.

Il Libro degli Ospiti: Una Testimonianza Straordinaria

Le pagine raccontano di Eugenio Montale che, dopo una passeggiata nel parco, lasciava una poesia per l’amico Luigi. E della grande amicizia con il pittore Morandi, conosciuto nel 1940.

Nel libro degli ospiti, ogni dedica, firma o disegno rappresenta un momento indelebile, una testimonianza unica del passaggio di straordinarie personalità nella villa. Renato Guttuso, per esempio, non solo firmava, ma lasciava spesso il disegno di un pavone, simbolo che ancora oggi popola il parco della Fondazione.

Magnani ricordava Morandi come un uomo “dolcissimo, fin dal primo giorno ci fu tra noi un’intesa, un’amicizia che è durata fino alla sua morte. Mi piaceva molto la sua essenzialità, la sua semplicità, la sua umanità.”

Un Legame Profondo con Giorgio Morandi

Uno dei rapporti più significativi nella vita di Magnani fu quello con Giorgio Morandi. Questa amicizia durò per decenni e si manifestò in opere come le iconiche Nature morte, l’unico quadro su commissione realizzato dall’artista, e l’Autoritratto del 1925.

Morandi era solito portare un quadro come dono per Magnani in occasione di Natale o Pasqua, mentre Luigi ricambiava con prelibatezze delle sue fattorie o antiche pagine miniate. Non stupisce, dunque, che nella villa siano conservate circa 50 opere dell’artista, costituendo un vero “museo nel museo”.

Nel 1982, Magnani dedicò a Morandi un libro intitolato Il mio Morandi, dove scrisse:

“Un profondo sentimento di ammirazione e di affetto mi legò a lui sin dalla mia giovinezza. La sua benevolenza e la mia devozione favorirono un rapporto di sempre più viva familiarità e di amicizia che mi consentì di penetrare nel mondo della sua pittura, di conoscere i suoi gusti, i suoi umori e non meno le ultime qualità della sua grande anima.”

L’Ultima Visita: Margaret d’Inghilterra

Tra gli ospiti illustri della villa, Margaret d’Inghilterra fu l’ultima a visitarla nel 1984, poche settimane prima della morte di Magnani. La principessa rimase affascinata dalla collezione, in particolare dall’opera di Filippo Lippi, Madonna con il bambino.

Milton Gendel, amico di Magnani, documentò fotograficamente l’incontro, che rappresenta uno degli ultimi momenti di apertura della villa ai grandi protagonisti della cultura e dell’aristocrazia europea.

La Casa dell’Ultimo Romantico

Magnani non era un semplice collezionista; era un raffinato custode di cultura e bellezza. Il suo rapporto con l’arte trascendeva il possesso materiale: le opere erano compagne di vita, interlocutrici silenziose ma profondamente eloquenti. Come amava sottolineare:

“I quadri sono tutt’uno con la mia vita, loro mi parlano come esseri umani.”

Le opere d’arte, per Magnani, non erano solo oggetti da ammirare, ma entità vive, degne di amore e devozione. La sua dimora non era soltanto una casa, ma un santuario della contemplazione, un luogo dove ogni tela raccontava una storia e ogni angolo respirava poesia.

Ancora oggi, la Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani Rocca, accoglie visitatori da tutto il mondo, offrendo uno spaccato unico della vita e delle passioni di Luigi Magnani, “l’ultimo romantico”.