Luigi Magnani e l’Arte si innamorano fin da giovani, quando il ragazzo diventa uomo attraverso le melodie musicali, le visioni del colore e le sinuosità del marmo. Il loro dialogo si sviluppa attraverso il collezionismo del signore della Villa dei Capolavori e i semplici ma preziosi rapporti che Magnani intreccia con le figure di spicco dell’arte novecentesca.

Giacomo Manzu e Luigi Magnani

L’acquisto di opere d’indiscusso livello quali quelle di Goya, Dürer, Tiziano, Monet e Renoir, che faranno della sua villa un luogo di eccezionale caratura artistica e di Luigi Magnani uno dei più importanti collezionisti della sua epoca, impreziosiscono e segnano il rapporto fra L’Arte e Luigi Magnani. Per tutta la sua vita, dagli anni giovanili durante la sua permanenza a Roma al suo ritorno nella villa di Mamiano, dagli anni ’40 fino al 1984, anno della sua morte, Luigi Magnani coltiva anche numerosi rapporti con molti interpreti della scena artistica italiana e internazionale.

Se l’amicizia più conosciuta e importante è quella con Giorgio Morandi, Luigi Magnani instaura numerosi e solidi legami con alcuni artisti di metà Novecento, fra la sua residenza romana, una lussuosa abitazione in stile Liberty situata in viale Antonio Nibby, e la Villa dei Capolavori di Mamiano, dove spesso ospitava le sue frequentazioni più care. Grazie alle sue conoscenze, Luigi Magnani frequenta i salotti più aristocratici ed altolocati della Capitale, iniziando ad allestire nella sua villa di Roma sulla via Nomentana una piccola collezione d’arte. Inoltre, grazie alle Quadriennali d’arte organizzate a partire dal 1931 nella Città Eterna, Luigi Magnani ha l’occasione di incontrare molti maestri presenti sulla scena artistica nazionale.

Proprio a Roma, Magnani conosce per la prima volta Filippo de Pisis; il loro primo incontro è datato 1941 e si svolge sotto il segno della musica, grande passione di Magnani. De Pisis è infatti impegnato, nello stesso anno, nell’allestimento del Bastiano e Bastiana di Mozart al Teatro della Arti.

De Pisis, Filippo, Il marinaio frencese (particolare), 1930

Sono varie e numerose le opere di De Pisis che giungono nella Villa dei Capolavori, alcune di esse ancora qui conservate, tra le quali alcune a tema musicale, richieste personalmente da Magnani a sottolinearne l’immensa passione.

Legato al mondo artistico e anch’egli collezionista, Cesare Brandi rappresenta una delle amicizie più forti e durature di Luigi Magnani. Nella sua villa, l’odierna villa Brandi a Vignano (SI), Brandi, importante teorico del restauro, inizia a raccogliere come Magnani una collezione d’arte. Il rapporto fra i due si svolge anche a livello epistolare, con una importante corrispondenza ancora oggi conservata.

Sempre grazie a Morandi, nonchè a Cesare Brandi, storico e critico d’arte, Luigi Magnani ha l’occasione di conoscere ed apprezzare l’arte di Alberto Burri. In un periodo in cui Burri era osteggiato dalla società a causa della sua arte alternativa, legata al recupero e rielaborazione materica dei sacchi contenenti gli aiuti del piano Marshall. Luigi Magnani è dunque uno dei primi estimatori di Burri e ne acquista un opera, un Sacco del 1954. Magnani non espone mai l’opera nei primi anni, a causa dell’ostracismo verso Burri, aneddoto che fa comprendere come l’artista di Città di Castello fosse emarginato dagli ambienti artistici nazionali. Burri donerà, durante il periodo delle Combustioni, una Combustione anche a Magnani stesso, impreziosendola con una sua dedica personale.

Alberto Burri, Sacco, 1954

Il fil rouge della musica torna nel rapporto e nell’amicizia con Renato Guttuso. I due si conoscono durante il lungo soggiorno romano di Magnani a Roma, precisamente nel 1940, mentre Guttuso sta curando scenografia e costumi dell’Histoire du Soldat di Stravinskij. Come avviene per De Pisis e Morandi, Magnani commissionerà a Guttuso un’opera contenente strumenti musicali. Il legame fra i due era un rapporto profondo, testimoniato da un’ampia corrispondenza, conservata fino ad oggi, e dalla sua assidua presenza nel Parco Romantico. Le sue visite coincidevano, sul quaderno degli ospiti, con il disegno di un pavone, animali che popolano ancora oggi il parco della Villa dei Capolavori.

Altro meraviglioso rapporto che si instaura tra le sale dell’attuale Fondazione è quello con Giacomo Manzù, innovativo scultore del Novecento italiano. Il loro rapporto, quasi un ҫa va sans dire, è all’insegna della musica, passione che li unisce dal 1942 fino alla morte di Luigi Magnani. Sono 3 le opere di Manzù presenti nella Villa dei Capolavori: Orfeo I, Orfeo II e San Giorgio, opere volute da Magnani per impreziosire la sua collezione, l’ultima delle quali acquistata dopo che la famiglia di Giorgio Morandi rifiuta di posizionare il San Giorgio sulla tomba dell’artista bolognese.

Giacomo Manzù, San Giorgio

A Roma Magnani conosce anche il pittore ungherese László Vinkler, che dipingerà i ritratti della famiglia Magnani, del padre Giuseppe e della madre Eugenia Rocca, oltre che dello stesso Luigi. La passione per la letteratura di Magnani porta il grande collezionista emiliano ad incontrare i poeti Dylan Thomas e Thomas Stearns Eliot che, in un’occasionale visita presso Villa Magnani, si presenta accompagnato da un celebre artista internazionale, l’inglese Graham Sutherland. Luigi Magnani vi stringe un forte legame, tanto che si reca nel febbraio 1947 nel Kent, dove l’artista vive e lavora, per visitare lo studio del grande pittore inglese, ampliando ulteriormente i suoi rapporti con artisti importanti e affermati.

Gli stretti rapporti che Luigi Magnani instaura con gli artisti e i letterati del Novecento fanno comprendere l’importanza e l’influenza che quest’uomo ha esercitato sull’arte, soprattutto italiana, e sui suoi interpreti, rendendo la sua collezione presso la Villa dei Capolavori una delle più importanti del suo genere.

Autore: Matteo Ferrari

Studente di Economia e gestione delle arti e delle attività culturali presso l’Università Ca’ Foscari (Ve).
“Appassionato di Arte, storia e sport, giornalista per caso.”