O come Ombrello l'Alfabeto di Massimo Campigli

Massimo Campigli, Le mogli dei marinai, 1934, olio su tela.
Massimo Campigli, Le mogli dei marinai, 1934, olio su tela.

Ombrellino è il termine corretto che dobbiamo usare alludendo a uno degli accessori che spesso accompagna le donne dipinte da Campigli, perché trattasi di parasole, non dell’oggetto di cui ci serviamo oggi in genere per ripararci dalla pioggia.

Fino alla fine del 1800 le signore lo usavano per proteggere il volto dai raggi solari e conservare un pallido incarnato: l’abbronzatura era considerata volgare, appannaggio dei ceti più poveri che svolgevano lavori all’aperto. Oggi è stato sostituito da ineleganti e trasversali creme ad alta protezione che combattono gli effetti collaterali del sole, scoperti dopo anni di abbronzature selvagge: rughe, macchie e malattie pericolose. Solo pittoreschi gruppi di turiste giapponesi in gita a Roma lo sfoggiano ancora contestualmente alla consueta macchina fotografica. Nei quadri di Campigli l’ombrellino ha una funzione simbolica come tutti gli accessori di cui dota le sue donne. Un’aureola come si conviene a esseri celesti, una sottile membrana che induce lo spettatore a dirigere lo sguardo su quanto sta proteggendo; come a significare che il vero sole non è quello sopra, in cielo ma quello che sta sotto, il volto della signora elegante che ci guarda.

testo di Maria Cecilia Alberici