Quando dipinge “Divinité” Max Ernst è già uno degli artisti Surrealisti più famosi al mondo e si è appena separato da Leonora Carrington: a dividerli è stata la guerra.

La figura misteriosa e vestita di piume nel quadro ha proprio il viso di lei Leonora, giovane artista di venti anni più giovane di lui, sua musa e compagna che diventerà una delle donne più importanti del Surrealismo. Per colpa di questa separazione dolorosa e improvvisa Leonora impazzirà e finirà per alcuni anni in manicomio a Madrid, per poi risorgere anche attraverso la sua Arte. Max Ernst invece fuggirà negli Stati Uniti grazie all’amica collezionista Peggy Guggenheim che poi sposerà.

Nel quadro Leonora è vestita di un mantello di piume rosse e sta cominciando la sua metamorfosi, è ancora una creatura a metà strada tra il mondo animale e quello umano, circondata da dettagli irreali in un paesaggio immaginario e illuminato da un astro nascosto.

Stiamo guardando un’alba o un’apocalisse?

Divinité si tratta di un olio su tela del 1940 che proviene dalla Collezione Barilla di Arte Moderna, Parma, Italia, ma ha molte similitudini con un altro famoso quadro di Ernst conservato al Guggenheim di Venezia “La vestizione della sposa”. Divinité è molto di più di un bozzetto, è un’anticipazione, un’evocazione dell’opera di Venezia, sono fotogrammi di uno stesso film che racconta una metamorfosi inspiegabile.

In questo quadro ci sono tutte le ossessioni di Max Ernst: la donna, gli uccelli (c’è un rapace nella pelliccia piumata), il sogno, la trasformazione. È una vera icona surrealista che incarna un ideale di bellezza perturbante, indecifrabile e per questo irresistibile. La figura si manifesta come un’epifania: è l’inconscio che prende il sopravvento, guidato dalla mano dell’artista.

Una finestra sull’Inconscio – Attraverso la figura di “Divinité” Ernst ci invita a viaggiare nei recessi dell’inconscio e a esplorare un mondo in cui le categorie tradizionali di umanoanimale e divino si fondono. Un invito a lasciarsi trasportare in una dimensione in cui ogni immagine, ogni figura, ha il potere di raccontare una storia nuova e inaspettata, oltre la logica e la ragione.