In questa famosa serie, cominciata alla fine degli anni ‘40, Munari si trasforma in un archeologo del futuro, inventando linguaggi e civiltà mai esistiti giocando con l’idea di alfabeti di cui non possiamo comprendere il significato.
Sono linee rette e curve, spezzate, colorate, sono sillabe che non rappresentano nessun suono. Il segno è ridotto alla sua forma più semplice e pura: è gioco, è poesia, è mistero.
Le “Scritture illeggibili” non sono solo un esercizio di stile. Sono una sfida lanciata all’osservatore, un invito a decifrare il codice di un’umanità sconosciuta. In queste opere, Munari interroga il confine tra conoscenza e immaginazione, tra reale e possibile. Sono pagine di un libro mai scritto, frammenti di una storia mai narrata.
Munari ci ricorda che l’arte è un dialogo tra il creato e l’incognito. Ci invita a riflettere come l’arte possa essere utilizzata per esplorare non solo ciò che è stato, ma ciò che potrebbe essere. In questo dialogo silenzioso, pone domande fondamentali sulla comunicazione umana e sul nostro posto nell’universo delle possibilità.