Curare un grande giardino è come curare una mostra, ci sono piante che sono veri capolavori della natura e hanno bisogno di un’attenzione speciale che consente al pubblico di godere a pieno della loro bellezza.
Da dieci anni si occupa della manutenzione del Parco Romantico, delle piante monumentali, dei boschetti, del giardino all’italiana e della preziosa collezione di agrumi di Luigi Magnani. Si chiama Alessandro Barberini ed è il giardiniere ufficiale della Fondazione Magnani Rocca.
Qual è la fortuna più grande di essere il giardiniere del Parco Romantico?
Io posso osservare la vita segreta del Parco. Arrivo qui presto la mattina e incontro gli ospiti silenziosi che popolano il parco, quelli che normalmente nessun altro riesce a vedere: volpi, fagiani, lepri. Durante il giorno rimangono gli scoiattoli che fanno il nido sui cedri e sulle altre piante e si possono vedere facilmente a tutte le ore.
Qual è la cosa che i visitatori apprezzano di più del Parco Romantico?
I visitatori sono colpiti soprattutto dalle piante monumentali come il grande Cedro del libano a candelabro proprio sul retro della Villa. Il Parco ospita molte piante notevoli come i platani ultracentenari. E poi naturalmente i pavoni sono sempre l’attrattiva più grande per chi viene per la prima volta, vederli quando fanno la ruota è davvero uno spettacolo.
I pavoni affascinano molto il pubblico, si comportano come i veri proprietari della Villa, ma che carattere hanno davvero?
Ogni mattina do da mangiare ai pavoni che poi per il resto della giornata sono liberi di gironzolare per il Parco e intorno alla Villa facendosi fotografare dai visitatori. Di notte invece dormono sui rami più alti dei cedri, a volte anche a venti metri di altezza. Solo durante il periodo della cova, in primavera, dormono sul terreno. È bello vederli prendersi cura dei piccoli che li seguono, sono molto più affettuosi di quanto si pensi.
Quali sono le piante più particolari del Parco Romantico?
Nel parco ci sono piante esotiche e grandi piante monumentali come la Sequoia gigante (Sequoia, sempervirens) alcune di queste molto rare come la grande Catalpa (Catalpa, bignonioides). Ci sono anche alcuni boschetti di Terocarie (Pterocarya fraxinifolia) che sono molto suggestivi quando, in autunno, le foglie diventano completamente gialle.
Quanto c’è di Luigi Magnani in questo Parco?
Il Parco non è qui solo per bellezza deve essere vissuto, l’erba dei prati è fatta per essere calpestata. Spesso le scuole si fermano dopo la visita a fare il pranzo al sacco ed è giusto che sia così. Per questo mi piace l’insieme generale che viene lasciato al naturale, come accade per il bosco: questo era il vero volere di Magnani. A Magnani piaceva l’idea di un parco spontaneo, non troppo fiorito e costruito. È una cosa che mi è stata tramandata dal vecchio custode della Villa, Virginio che oggi è in pensione ma è stato il vero braccio destro di Magnani.
Quindi Luigi Magnani era anche un collezionista di piante
Certo, all’entrata della Villa si possono vedere i grandi vasi con la collezione degli agrumi cominciata proprio da lui. Ci sono limoni cedri, mandarini, pompelmi, limoni e aranci. Hanno bisogno di una cura particolare e di inverno sono conservati nella serra per evitare il freddo. In primavera il profumo degli agrumi accoglie i visitatori della Fondazione ed è così per tutto il periodo della fioritura, alcune piante poi fioriscono per tutta la bella stagione.
Qual è l’aspetto più difficile del prendersi cura di un Parco così importante?
Ci sono piante secolari che sono più delicate delle altre e possono essere vittima di parassiti. Già da due anni stiamo combattendo la Piralide del Bosso (Cydalima perspectalis), un insetto che sta attaccando i bossi in tutta la provincia di Parma, mangiando le foglie nel giro di pochi giorni e facendo seccare le piante fino a farle morire. Nel giardino all’italiana della Fondazione ci sono siepi di bosso anche ultracentenarie che rischiano di venire completamente defogliate da questo insetto infestante. Grazie alle trappole a base di feromoni che catturano i maschi e impediscono la riproduzione, siamo riusciti a fermare la terribile Piralide e salvare il giardino, uno degli angoli preferiti dai visitatori della Fondazione e anche dai pavoni.