Van Gogh / Gauguin

Nel 1886 Van Gogh si trova a Parigi dal fratello Theo, qui conosce durante l’inverno Paul Gauguin, arrivato direttamente da Pont-Aven in Bretagna. Immerso nel paesaggio bretone, che riteneva simile a un luogo primordiale, Gauguin aveva fondato insieme a Émile Bernard, Paul Sérusier e altri pittori, una scuola influenzata dai fenomeni del primitivismo e dell’esotismo.

Anche Van Gogh nutre il desiderio di fondare una comunità artistica e immagina come luogo designato il sud della Francia, in particolare la Provenza, famosa per la sua luce e i suoi toni caldi. Sceglie come meta Arles, e fa pressioni sul fratello Theo, mercante d’arte, affinché inviti Gauguin, di cui aveva grande stima e di cui conosceva l’esperienza al nord. L’accordo proposto da Theo prevedeva di fargli avere una piccola entrata in denaro se avesse accettato. Già dal maggio 1888 Vincent affitta quattro stanze della “Casa gialla” sulla place Lamartine, al fine di crearvi la comune di artisti del sud (Atelier du Midi) e arreda gli spazi nell’entusiasmo e nell’agitazione per l’arrivo di Gauguin. Dopo numerosi rinvii, il 23 ottobre, finalmente, il pittore tanto atteso arriva in città. Il primo approccio non è dei migliori, Paul non ama Arles e la definisce come “il più sporco buco del Sud”; trova la casa sudicia e caotica, rimane però colpito dalle tele con i girasoli che arredano le camere da letto. Le numerose dècorations alle pareti vengono concepite da Vincent appositamente per la convivenza, come materia di confronto e punto di partenza per la disputa pittorica tra i due.

Una volta vicini, Gauguin diventa guida artistica e Van Gogh si adatta alla posizione di allievo. I due pittori hanno molto in comune: idee rivoluzionarie sulla pittura, il bisogno di vivere pienamente la loro condizione di artisti, una potente forza creativa, scarse finanze. Lavorano fianco a fianco, confrontano i risultati; Gauguin incita il suo “allievo” a dipingere con una tavolozza dettata dall’immaginazione, ma Van Gogh continua a sentirsi più a suo agio davanti alle cose, al modello.La sera fumano insieme in qualche locale malfamato e si accompagnano a prostitute con le quali, in genere, instaurano un rapporto quasi amichevole. Cominciano a emergere le prime divergenze: Gauguin è razionale, ordinato e riflessivo, gestisce la casa e i denari, mentre Van Gogh è impulsivo, impaziente e disordinato, inoltre non è disposto a seguire pedissequamente le idee di Paul, che rimane intransigente sulle sue posizioni. Prende vita in questo modo quel mancato dialogo all’origine dei primi scontri, inizialmente su basi artistiche, poi su incomprensioni caratteriali, sfociati alla fine dell’anno nella realizzazione da parte di Van Gogh delle due opere La sedia di Van Gogh e La sedia di Gauguin, simboli di solitudine e incomunicabilità. Paul vagheggia pian piano di fuggire per emigrare in Martinica, ma la mancanza di denaro lo costringe a restare. Allo stesso tempo, Vincent diventa possessivo, Gauguin è per lui un’ancora di salvezza e vorrebbe garantirsi per sempre la sua amicizia; percepisce l’insoddisfazione dell’amico e ne soffre molto, tanto da cominciare a manifestare i primi disturbi nervosi che lo indurranno a comportarsi in modo squilibrato. È di questo periodo il ritratto che Gauguin esegue del pittore olandese intento a dipingere il vaso con gli amati girasoli posato proprio sulla celebre sedia; a proposito di questo ritratto Vincent esclamerà: «Sono certamente io, ma sono io diventato pazzo». L’impietoso Gauguin ha infatti dipinto l’amico esasperandone il volto ossuto e quasi ottuso.

L’artista francese racconta nelle memorie Avant et Après – scritte quindici anni dopo in modo romanzato – che Van Gogh lo controllava verificando se la notte dormisse ancora nella stanza a fianco la sua. Spiega anche come dopo una serata passata insieme al caffè, Vincent gli avesse scagliato addosso senza motivo – o forse per le pressioni e le paure del momento – un bicchiere di assenzio. Questi episodi non facevano che accrescere l’ansia di Van Gogh, che preso da ossessione di controllo per il collega e per la paura che questi fuggisse, una notte lo insegue dopo averlo visto uscire di casa. Gauguin racconta di avere avvertito dei passi e di aver visto l’amico, stravolto nel volto, con in mano un rasoio aperto. Vincent si decide a ritornare verso casa solo dopo esser stato tranquillizzato da Paul, il quale non si sente più sicuro e passa la notte in albergo. Non tornerà più a vivere nella “Casa gialla”. È la sera del 23 dicembre 1888, Vincent rientrato in casa, prende il rasoio, forse lo stesso con cui era uscito per l’inseguimento, e si taglia parte dell’orecchio sinistro, recidendo l’arteria auricolare. Dopo aver arrestato il sangue con degli asciugamani, avvolge il piccolo frammento amputato in un foglio di giornale – forse “L’Intransigeant” che entrambi gli artisti leggevano – e si dirige verso il bordello in rue du Bout d’Arles 1, dove consegna in custodia il macabro pacchetto alla prostituta Rachel. Poi torna verso casa e si addormenta; il mattino dopo viene ritrovato senza conoscenza dalla polizia in un lago di sangue e portato in ospedale. Gauguin decide di partire definitivamente e tornare al nord, non prima di aver avvertito Theo di quanto accaduto al fratello. Nei giorni successivi il suo ricovero e dopo essersi ripreso, Van Gogh chiese ripetutamente di Gauguin, che però non volle più vederlo. La fuga di Paul era stata così frettolosa da lasciare nella “Casa gialla” diversi dipinti ed effetti personali.

Lui e Vincent non si sarebbero più rivisti dopo quelle nove settimane destinate a cambiare il corso della storia dell’arte. Per Van Gogh sarebbe stato solo l’inizio del calvario umano che lo avrebbe portato alla tragica morte a soli trentasette anni. Morirà infatti nel 1890, per le conseguenze del colpo di pistola auto-inflittosi al petto, durante il suo soggiorno nelle campagne di Auvers-sur-Oise, nel nord francese. Gauguin, invece, sarebbe riuscito a coronare il suo sogno esotico raggiungendo prima Tahiti poi l’isola Hiva Oa nel Pacifico, dove sarebbe morto nel 1903 a cinquantacinque anni, lontano dalla civiltà come aveva sempre sognato.