Massimo Campigli, Scalinata, 1954. Olio su tela, 81x100 cm. Macerata, Fondazione Carima, Museo Palazzo Ricci.
Massimo Campigli, Scalinata, 1954. Olio su tela, 81×100 cm. Macerata, Fondazione Carima, Museo Palazzo Ricci.

Massimo Campigli non usa la clessidra per misurare il tempo, come banalmente fanno tutti da quando è stata inventata. Questo particolare orologio ha accesso al mondo figurativo del pittore in virtù della sua forma, che per un’evidente analogia può richiamare una sinuosa anatomia femminile.

Una sorta di pin-up con la vita sottilissima, localizzata in quello stretto passaggio attraverso il quale scorre lentamente la sabbia dal recipiente superiore a quello inferiore. Il punto vita snello (avete presente il classico 60 delle misure ideali 90-60-90? Ecco, quello) è un po’ un classico tra gli attributi di grande femminilità. Non a caso per anni, prima dell’avvento della rivoluzionaria Coco Chanel, le donne hanno costretto i loro toraci dentro veri e propri strumenti di tortura, i bustini, appunto,che, a forza di elastici e stecche, modellavano il corpo esaltando il seno e assottigliando il girovita anche a costo di svenimenti o vere e proprie deformazioni della colonna vertebrale. Cosa non fanno le donne per piacere agli uomini… Campigli partendo da un freddo e rigido strumento che segna il trascorrere incessante del tempo, crea universi femminili che trascendono il tempo, trasforma un meccanismo in una creatura divina.

testo di Maria Cecilia Alberici